Le cause (sociali ed elettorali) della crisi del socialismo europeo


Schulz, Hollande, Tsipras, Renzi e Corbyn: perché dobbiamo rimpiangere la scuola di Piazza del gesù e Botteghe Oscure


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
11/11/2017 alle ore 07:44

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Non è soltanto la percentuale scoraggiante con cui il partito socialista tedesco ha tagliato il traguardo delle recenti elezioni in Germania che deve far riflettere sulla acutissima crisi che il socialismo europeo sta attraversando.

Ma le mille e più implicazioni socio-partitiche che, ignorate da segreterie politiche ormai volte più all'attenzione verso nomine e tagli di nastro, piuttosto che verso strategie e dibattiti (come ad esempio in Italia si faceva a Piazza del Gesù, a Botteghe Oscure e in Via della Scofa) fruttano uno scollamento oggettivo.

Schulz, Hollande, Renzi (Gentiloni), Tsipras sono solo alcuni degli interpreti di una vocazione che è stata mortificata dai fatti. L'imbarazzo dell'ultima presidenza francese è sotto gli occhi di tutti e a nulla serve, poi, aver puntato il dito contro il Front di Marie Le Pen: Hollande si è dimenticato delle periferie, non ha investito un centesimo sul lavoro e sulle politiche industriali, si è mosso con generiche promesse come un giocatore di scacchi che, giunto al sunto, non ha potuto fare altro che sbagliare le mosse decisive (e non per straordinari meriti dei suoi competitors, ma per propria deficienza).

Le Pen ha solo spostato il cono di luce su quell'orgoglio francese disatteso da Hollande che, al di là di scandali e gaffes, è stato un Presidente mediocre che ha proposto una linea socialista mediocre. In Germania Schulz ha ripresentato su scala nazionale la demagogia europea su temi fondamentali come l'accoglienza, la crisi finanziaria e il terrorismo. Il buonismo non risolve problemi, né sana ferite: occorrono ricette giuste che scrivano una parola definitiva. Nonostante il calo vistosissimo dei socialisti, anche la Merkel non ha vinto con le passate percentuali bulgare, ma è un altro discorso.

Sull'Italia non c'è bisogno di aggiungere altro ai dati europei: ultima nel continente per la ripresa, con mille e più vertenze aziendali di colossi che delocalizzano, chiudono le serrande e mollano i lavoratori nel pantano della disoccupazione, con l'Ilva ben lontana da una soluzione, con l'ennesima occasione persa a Gioia Tauro dove un potenzale hub mediterraneo è ancora una volta lasciato indisturbato alla mercè della criminalità organizzata che lo usa come scalo personale per il traffico di stupefacenti nel silenzio dei Governi, con il caso bancario che è sempre più una patata bollente in mano all'esecutivo e con i democrat che non sanno più a chi credere.

Peggio solo in Grecia, dove il compagno Tsipras dalla sinistra radicale si è fatto adepto del Pse. Per poi passare dall'attacco frontale alla troika a quello contro pensionati e gente per bene, ridotta oggi a prendere una pensione da 250 euro, mentre negli ospedali è sempre più bagarre: il premier greco ci ha tenuto particolamente a farvi insallare le tv al plasma e il wifi gratuito, ma poi lascia che malati leucemici stazionino nei corridoi in sudice barelle per mancanza di posti letto, per poi farsi immortalare in vacanza su un panfilo con l'oligarca di turno e con sua moglie che vince finalmente una cattedra all'Università. Vero socialismo al tzatziky.

Solo un piccolo spaccato di come il socialismo sia ormai completamente con le spalle al muro. E a poco serve farsi centristi, o un pizzico più liberali, o nazionalisti come in Francia Macron sta facendo nei giorni pari.

Perché poi in quelli dispari il giudizio dei cittadini macina chilometri e consapevolezze e si scontra con la realtà della vita quotidiana, fatta di partite iva abbndonate a se stesse, commercianti vessati da tasse e balzelli in città sempre meno a misura di uomo, accordi più o meno sottobanco che fanno danni diversificati, come l'acquisto di olio tunisino senza dazi. La politica socialista in Europa ha deciso di prendersi una lunga pausa.

 I sondaggi che danno in grande ascesa Corbyn in Gran Bretagna assomigliano a quelli che davano Tsipras re quando la troika scorazzava per le strade di Atene. Ecco il punto. Uno spruzzo effimero di slogan e programmi buoni per un nanosecondo o un clic sui social. Manca una visione di medio-lungo periodo, non è stato scritto un vademecum sociale per l'uropa del 2030.

Sempre ammesso che in quell'anno l'Ue sia ancora come la conosciamo oggi.

 

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