Si sono dimessi i tre assessori di Paolo Gatti e subito scatta l’altolà: “Hanno tenuto in ostaggio la giunta di Teramo per anni, adesso giù le mani: chi ha provocato questo disastro si tolga dalla testa l’idea di potersi ripresentare alla città come i salvatori della patria. Noi lo impediremo”, dice il parlamentare pd Tommaso Ginoble pochi minuti dopo le dimissioni di Guardiani, Fracassa e Provvisiero.
Saranno un po’come per la Sicilia, queste elezioni ormai inevitabili a Teramo, saranno un test importante per l’Abruzzo, una sfida all’ultimo sangue, dice l’esponente democrat che un mese fa proprio qui, unica piazza in tutto l’Abruzzo, è riuscito a fare eleggere un segretario provinciale che non appartiene alla parrocchia di D’Alfonso.
Sì, elezioni decisive, un test anche per l’amministrazione regionale visto che alle ultime comunali era stato proprio Dalfy a imporre Manola Di Pasquale, un candidato debole e poco amato che riuscì a prendere meno delle liste che la sostenevano e che si rivelò una scelta perdente. Questa volta no, cambieranno regia e schieramenti promette Ginoble: le regole adesso le detta lui.
Ma non sono così imminenti queste dimissioni del sindaco Maurizio Brucchi che in queste ore si attacca a tutto per restare in sella il più a lungo possibile: intanto ha redistribuito le deleghe dei tre dimissionari e poi sventola la legge 96 che dà 50 giorni di tempo anziché venti ai Comuni terremotati per approvare il bilancio. Insomma, mangerà il panettone quasi sicuramente anche se rischia di fare un capodanno amaro, amarissimo.
Paolo Gatti frigge, sicuro che il suo schieramento riuscirà a vincere le elezioni e a battere persino i Cinquestelle che in situazioni così, con un Pd lacerato e un centrodestra diviso, in genere ci vanno a nozze. “Non ho per niente fretta - dice - Non ho voluto neppure fare una mozione di sfiducia, e per andare a votare a primavera, per quanto venga considerata una scelta rivoluzionaria di questi tempi, possiamo aspettare fino a febbraio”. Oltre non si va.
Parla da vincitore, Paolo Gatti, lui alle liste ci sta lavorando da mesi, ma il termine ultimo è febbraio: per Brucchi già suonano le campane a morto.
Ginoble va alla rincorsa, ma col coltello tra i denti. “Il compito del Pd sarà quello di spiegare bene alla città quello che sta accadendo, e ce la metteremo tutta: i salvatori della patria non sono certo loro, i gattiani. Noi faremo un grande patto di coalizione e una formazione la più larga possibile: non abbiamo la presunzione di potercela fare da soli e quindi allargheremo alle altre forze del centrosinistra e al civismo: abbiamo il dovere di riconquistare Teramo, città dimenticata e penalizzata da questa amministrazione regionale, e di rompere questo isolamento che dura da troppi anni”.
Quel che è certo, a questo punto, è che in questa città e in queste elezioni, D’Alfonso non ci metterà becco.
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