“Chiediamo solo più trasparenza nella gestione dell'acquifero del Gran Sasso, soprattutto considerando la presenza del Laboratorio di Fisica Nucleare e del Traforo”. Per questo l'11 novembre si terrà a Teramo una manifestazione per l'acqua trasparente, promossa dall'osservatorio indipendente sull'acqua nel Gran Sasso.
“Abbiamo aderito come ordine su richiesta del comitato che raccoglie diverse associazioni” racconta a ImpaginatoQuotidiano il presidente dell'ordine degli architetti Raffaele Di Marcello, secondo cui negli anni precedenti ci sono stati “fenomeni di sversamento all'interno dell'acquedotto di sostanze che poi hanno portato alla chiusura temporanea dell'erogazione idrica (non si sa bene se dipenda dalle gallerie o dalle attività del Laboratorio)”.
Manifesteranno, quindi, per avere certezza della sicurezza dell'approvvigionamento idrico, anche perché quello è l'acquifero che serve buona parte della provincia di Teramo e delle altre province abruzzesi.
Ma il rispetto per l'ambiente in questa regione sempre più spesso appare un'utopia. “In Abruzzo ultimamente ci stiamo rendendo conto che quando si parla di gestione del territorio bisogna stare attenti a tutte le componenti ambientali, non parlo solo di natura, ma anche di ambiente urbano: quindi l'aria, l'acqua, la gestione dei rifiuti, la mobilità. Però poi purtroppo le azioni che vengono fatte, la pianificazione comunale o anche quella di livello superiore, hanno ancora una concezione degli anni 60-70 che è più legata all'edificazione che non alla gestione del territorio a 360 gradi”.
Lecito chiedersi: come impedire gli errori del passato? Quali e quante colpe ha la politica? Di Marcello sottolinea che come Ordine “rappresentiamo la buona parte di tecnici che poi sono gli attori principali in queste trasformazioni (e che forse in passato hanno avuto una parte di responsabilità, ovviamente il nostro territorio non si è modificato da solo). Ci sono stati politici, ma anche tecnici, che hanno agito a volte bene, a volte male”.
E indica una strategia di azione: “Bisogna cominciare a cambiare paradigma e pensare alla trasformazione del territorio mettendo al primo posto il benessere dei cittadini piuttosto che porsi altri obiettivi. Visto che c'è un surplus di edifici inutilizzati e di infrastrutture che impattano molto sul territorio(pensiamo a strade e raddoppi autostradali, alcune di queste infrastrutture non hanno un reale vantaggio sulla mobilità), forse bisogna pensare un po' più a recuperare l'esistente piuttosto che aggiungere del nuovo”.
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