Lui un candidato sindaco ideale ce l’ha. “Lo chiameremo Pasquale - dice - per il momento meglio tenere riservata la sua identità”. Però si sa che non è un politico di professione e che è meglio di lui. Dice proprio così Paolo Gatti, il regista della crisi teramana, “Pasquale, nome d’arte del mio candidato sindaco, è meglio di me. E potrebbe essere un sindaco migliore di me”.
Insomma, a Teramo si marcia spediti verso la crisi, e questa dovrebbe essere la volta buona. Il perché è presto detto: fino a oggi il tira e molla, le dimissioni date e ritirate, i rimpasti, le minacce il bicchiere sempre mezzo vuoto andavano bene ma adesso, con le Politiche alle porte, lo scenario cambia e pure di parecchio. Cambia perché l’unico esponente di peso rimasto a garantire la sopravvivenza del sindaco Maurizio Brucchi dopo l’addio di Mauro Di Dalmazio e Giandonato Morra è lui, Paolo Gatti, che con sei carte in mano (i sei consiglieri) fa il bello e il cattivo tempo della giunta comunale.
“Preso atto della evidente, reiterata e consolidata mancanza di una maggioranza numerica e politica, chiediamo le dimissioni del sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, è tempo di restituire ai cittadini il potere di scegliere il percorso amministrativo futuro”, hanno scritto i consiglieri di Futuro in che fa capo proprio a Gatti, vice presidente del Consiglio regionale abruzzese. Insomma, non c’è più una maggioranza, fanno notare i sei consiglieri che firmano il benservito per Brucchi. Dopo il Bilancio, suonerà l’ora decisiva.
Lo scenario che si prefigura è questo qua: “Per me lo scenario ideale è che finisca al più presto questa brutta parentesi, occorre approvare subito il bilancio e poi andare al voto - dice senza giri di parole Gatti “. E con la candidatura al Parlamento come la mettiamo? “Io sono a disposizione, e credo di poter dare il mio contributo come candidato nel collegio di Teramo, dove i sondaggi danno i Cinquestelle avanti di due punti. Quindi dico: per il Parlamento sono disponibile, per correre come presidente della Regione sono disponibile, per fare il consigliere regionale, dopo due legislature, non sono disponibile”.
Più chiaro di così.
Ma non è questo il motivo per cui canta il de profundis alla giunta di Teramo. La maggioranza non c’è, la città sprofonda, è meglio votare. D’altronde Brucchi non è più un sindaco operativo, voleva candidarsi al Parlamento ed era pronto a dimettersi già a settembre racconta il tam tam cittadino, e poi ha spacciato per fedeltà e amore alla città il no alla candidatura che gli è stato opposto da Forza Italia. Sicuramente ce lo ritroveremo candidato alle prossime Regionali, e per uno che ha fatto il sindaco per due legislature (anche grazie alla debolezza dell’ultimo competitor, Manola Di Pasquale: Brucchi prese sei punti in meno delle liste), è abbastanza scontato: quindi, dice Gatti, prima di avere un commissario in Comune meglio andare al voto. Con la (quasi) certezza di vincere: anche in questo caso per via di un centrosinistra e di un Pd divisi in mille beghe e rivoli.
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