L'infiltrazione jihadista? Non c'entra nulla con lo ius soli. Di quanti ragazzi parliamo? Circa 900mila fino ai 18 anni e 200mila oltre i 18, che vivono qui stabilmente. Molti di loro sono nati in Italia e quindi rientrerebbero nelle condizioni previste dalla normativa approvata alla Camera. Così Domenico Cavacini, Presidente Anpi Vasto a margine del convegno promosso con Club Unesco proprio sullo ius soli per analizzare la legge sulla cittadinanza che ha creato una profonda spaccatura tra i partiti politici.
L'incontro ha visto la partecipazione dell'onorevole Paolo Beni, deputato e membro della Commissione affari sociali, in prima linea nella discussione dello Ius soli, fortemente impegnato nel far rientrare nel calendario di aula del Senato la discussione sulla legge e di Marinella Sclocco, assessora alla politiche sociali della Regione Abruzzo per il suo quotidiano contributo alla sensibilizzazione sul tema del diritto di cittadinanza.
Secondo Cavacini il problema esiste, “o lo affrontiamo o ne saremo travolti”. Da un conteggio fatto, in Italia ci sono circa 900mila ragazzi fino ai 18 anni e 200mila oltre i 18, che vivono qui stabilmente, molti di loro sono nati in Italia e quindi rientrerebbero nelle condizioni previste dalla normativa approvata alla Camera. “E' un problema che va affrontato, non sono immigrati, sono italiani a tutti gli effetti, appartengono a quella che viene chiamata seconda generazione”.
E a ImpaginatoQuotidiano spiega che se l'Italia si è salvata fino ad ora da tutta una serie di fenomeni, forse è anche perché non c'è stata ghettizzazione come è avvenuto in Francia. “Questo davvero ci protegge, più sono sicuri gli altri, più siamo sicuri noi”. Il pensiero va subito all'Isis e al rischio radicalizzazione jihadista, ma Cavacini è certo: “Non ci sono rischi di infiltrazione perché questi sono ragazzi nati in Italia, i bambini stanno con i nostri figli e nipoti, sono i nostri vicini di casa. Parlano italiano, hanno amici italiani. Bisogna prenderne atto. Il problema di infiltrazione esiste nella misura in cui non facciamo quello che dobbiamo fare”.
Ma allora, lecito chiedersi, perché in Parlamento c'è impasse? E'chiaro che c'é un problema all'interno della stessa maggioranza, il gruppo di Alfano si è ritirato nonostante avesse fatto tutta una serie di mediazioni in commissione. La Lega ha messo su circa 6000 emendamenti con il famoso algoritmo. “Per bypassare tutto ciò - sottolinea- bisognerebbe mettere alla fiducia, o con quei meccanismi del canguro per cui adesso la legge sta al Senato, che ha un regolamento diverso dalla Camera. Insomma ci sono problemi politici ma anche tecnici. Noi abbiamo chiesto che questa battaglia venga combattuta, non possiamo aspettare che finisca la legislatura e poi con la prossima ricominciare da capo”.
Ma ombre ci sono anche sull'unità interna allo stesso Pd. “Mi sembra di capire che sono tutti d'accordo, - chiosa - il Pd ne aveva fatto anche un cavallo di battaglia quando si è formato il governo, mi aspetto che siano coerenti con questa impostazione. Altri si sono sfilati, non è stato certo il Pd, anche la minoranza (Mdp) è d'accordo. Il problema riguarda il gruppo di Alfano e i 6000 emendamenti” conclude.
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