Un accordo triennale sull'asse Tirreno-Adriatico potrebbe sbloccare l'impasse che ne ha impedito uno sviluppo armonico. Si sta concretizzando la collaborazione tra i porti di Ortona e Civitavecchia, in virtù del link nato tra il Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale di Ancona, di cui fa parte lo scalo marittimo di Ortona, e quello dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale di Civitavecchia.
In sostanza si dà fiato ad una volontà collaborativa che, partendo proprio dalla direttrice Ortona-Civitavecchia, potrà spingersi sino alla “via” iberico-croata Barcellona-Ploce. Con la possibilità per l'Adriatico di tornare finalmente centrale nella partita infrastrutturale e in quella che disegna i nuovi scenari balcanici dell'Ue.
Non solo traffici di passeggeri nel mirino del progetto, ma soprattutto l'interconnessione tra merci e sviluppo economico, tra strategie di marketing e intercettazione di quei nuovi flussi commerciali che dalla Cina stanno giungendo nel Mediterraneo grazie alla Via della Seta e che come primo passo ha prodotto la privatizzazione del porto del Pireo da parte di Cosco Cina, uno dei big player mondiali di movimentazione containers.
E'chiaro che l'accordo fra le autorità portuali non potrà camminare efficacemente sulle proprie gambe senza una copertura, politico-programmatica, da parte del Governo italiano che sta progressivamente rendendosi conto dell'importanza strategica del versante balcanico nelle nuove dinamiche geopolitiche del vecchio continente.
Ecco che Adriatico Centrale e Tirreno Centro Settentrionale possono iniziare finalmente a parlare la stessa lingua dopo che per decenni le due sponde d'Italia si sono praticamente ignorate, preferendo andare ognuna per conto proprio, come se lo stivale non avesse quella postazione privilegiata di molo naturale piazzato, non solo al centro del Mediterraneo, ma a cavallo tra nord Africa e sud Europa. Quindi con la possibilità di recitare un ruolo primario in vari dossier, come il raccoppio di Suez, come la Libia, come il fazzoletto subsahariano legato ai nuovi investimenti in loco su cui francesi e inglesi operano da tempo.
Se il porto di Ortona, in prospettiva, potrà assumere uno status significativo andrà valutato anche in relazione alla bontà della recente normativa sulle Zone economiche speciali (Zes) che dovrà rappresentare un punto di partenza e non di arrivo, così come altri versanti europei hanno fatto mettendo in rete i propri porti e non lasciandoli isolati e afoni come purtroppo accade ancora oggi in Italia.
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