Se ad un medico che non esercita più la professione e che ha per giunta è affetto da sclerosi multlipa, vengono richieste decine di migliaia di euro indietro, significa che il problema c'è, è strutturale e la polemica politica poco c'entra. La querelle fra medici di guardia e Consiglio Regionale abruzzese non è finita. Semplicemente perché la diatriba è solo all'inizio.
Una delibera di giunta ha eliminato i 4 euro l'ora di indennità di rischio introdotta nel 2006: una mossa successiva al decreto 4366 della Procura Regionale dei Corte dei Conti, datato del giugno 2017, che definiva illegittima l'indennità. Il risultato? Adesso quasi 1200 tra medici di guardia abruzzesi in servizio, che in convenzione con le Asl garantiscono le prestazioni anche a domicilio e quelli che non lavorano più, potrebbero dover restituire anche 70 mila euro a testa.
Una spada di Damocle incredibile che si staglia proprio in un momento caratterizzato dalla fortissima contrazione del settore e per giunta a causa di un pasticcio fatto dalla politica, non per un errore dei lavoratori. Dalla Regione si difendono, ma l'interrogazione del consigliere regionale del M5S Domenico Pettinari è un fendente contro cui neanche la difesa di Helenio Herrera potrebbe fare qualcosa.
Visto che “non c'è nessuna sentenza da parte della Corte dei Conti, ma solo una richiesta di chiarimento – osserva Pettinari - si potrebbe semplicemente per ora sospendere l'erogazione dell'indennità, ma non richiedere in nessun modo gli arretrati, come hanno fatto altre regioni". Sissignore, non c'è bisogno di ingegnarsi alla ricerca di una soluzione: basterebbe copiare dai vicini di banco.
Dalla Fimmg L'Aquila parla Valentino Di Majo, secondo cui oltre ai 500 euro mensili tolti dalla busta paga, ora vengono chiesti anche gli arretrati pari a dieci anni di presunto illecito guadagno. E racconta il caso di un collega che non esercita più e che ha la sclerosi multlipa, a cui vengono richieste decine di migliaia di euro.