Ve lo ricordate don Camillo quando viene trasferito e parte, solo e sconsolato dalla stazione di Brescello completamente vuota? Così è stato per Matteo Renzi quando ieri mattina, arrivato a Pescara con mezzora di anticipo, non trova ad aspettarlo quasi nessuno a parte qualche giornalista.
“E D’Alfonso, dov’è D’Alfonso?”, chiede in giro un po’ allarmato. Il presidente della Regione Abruzzo non c’è, non al binario per lo meno. E’ rimasto sotto, davanti alla porta di ingresso della stazione di Pescara, ad aspettarlo invano: Renzi non lo sa e infatti sale di filato sull’auto che lo ha raggiunto al livello del binario e il governatore resta al palo, bianco in volto. Ciao Dalfy ciao.
La notte pescarese
Il segretario del Pd non arriva in treno a Scerni di Pineto, ma direttamente da Pescara: è qui che ha dormito la notte di mercoledì’, di ritorno da Ascoli, nel nuovo hotel G proprio a un passo dalla stazione nuova dove è arrivato verso le 23 col suo seguito: nessuno dei politici pescaresi era però lì ad accoglierlo. Il treno infatti viene notato a Pescara già alle otto del mattino, e a Pineto arriva non da nord, come sarebbe stato normale aspettarsi, bensì da sud: Pescara era l’unica stazione in grado di parcheggiare un treno per una notte intera.
La dolce euchessina
“Che figata il viaggio in treno”: fa Renzi gigione quando arriva alla stazione di Scerni, “solo un po’ di difficoltà per le esigenze fisiologiche”. Così il pubblico che lo aspettava ha saputo, in diretta, che Renzi più che di applausi avrebbe avuto bisogno di una dolce euchessina.
Il saluto romano
E chissà che direbbe Fiano, se vedesse la foto in cui Matteo Renzi, in partenza dall’Abruzzo, vestito di scuro fa il saluto romano.
La patta malandrina
In realtà è stato notato mentre avanza, con passo militare e la patta dei pantaloni slacciata. E in un secondo clic, mentre tenta, invano, di riallacciarsela. Mannaggia, gli manca proprio il physique du role.
La gaffe dell’inviata
Una inviata Rai, poi, gli ha fatto persino fare una bella figura: “Segretario, che ci dice dei 400 mila sfollati della provincia di Teramo?”. Persino Renzi, che non è abruzzese, si rende conto che è una cifra spropositata: “400 mila? forse un po’ meno”.
Fischiano anche i manager
In realtà, nel suo tour abruzzese, Renzi riceve più fischi che applausi. Davvero emblematico il commento del capo del Personale della Denso, Marco Mari, in un post su Facebook:
“Sentendomi in qualche modo “chiamato in causa”, posso affermare che personalmente e professionalmente non tributo nessun applauso a questo personaggio, anzi un “v****” glielo andrei a gridare volentieri domani, se non fosse che devo lavorare…Mi dissocio da qualsiasi plauso nei confronti di una persona che ha ricoperto la carica di Primo Ministro senza avere nessuna legittimazione popolare, promuovendo riforme che giudico dannose per i lavoratori. Numerose aziende, delle quali condivido le politiche del personale, hanno stabilito dei correttori al Jobs Act, prevedendo procedure di consultazione con i rappresentanti dei lavoratori per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti ed ai demansionamenti, ad esempio Ducati e Lamborghini. Per un’azienda le persone, prima che risorse o capitale umano, devono essere persone!”.
La contestazione dei giovani Pd
Si dissocia anche Mirko Frattarelli: “Come segretario regionale dei Giovani Democratici ho deciso di disertare la passerella di Renzi perché il segretario del più grande partito di centrosinistra, quando gira il paese in lungo e in largo me lo immagino al fianco dei lavoratori, degli operai, insomma dentro quei luoghi che oggi vivono una profonda crisi, occupazionale, economica e sociale. Il segretario di un partito di centrosinistra ha il dovere di stare al fianco di chi oggi soffre, di chi no ce la fa più, degli ultimi. Come possiamo recuperare quelle migliaia di persone che non guardano più al PD? Era l’occasione giusta per tornare a fare sul serio, e invece?. E’ inconcepibile come un segretario di partito vada in visita ad una scuola pubblica (non è mica il premier). Renzi non ha incarichi istituzionali. Concludo dicendo che il “treno per l’ascolto” doveva portarlo lungo tutti i circoli (purtroppo sempre meno) del partito democratico, che con sofferenza non riescono più a sostenersi e a fare attività politica, perché svuotati da un partito nazionale che non li considera più, e perché tanti militanti hanno abbandonato il PD nella triste indifferenza della classe dirigente che invece pare pensare a tutt’altro”.
Gli operai dimenticati
E fortissime sono state le contestazioni: gli operai della Honeywell si sono dovuti presentare davanti alla Pilkington per ottenere attenzione, altrimenti il segretario del Pd manco avrebbe saputo della loro condizione: 420 operai che rischiano il lavoro. E i dipendenti Cotir, o dei vigili del fuoco che chiedono di essere stabilizzati. Uno spaccato abruzzese che per Renzi praticamente non esiste, o almeno non esiste per chi gli ha organizzato la visita abruzzese.
La scuola strumentalizzata
Ma a protestare sono stati anche i Cinquestelle e Sinistra italiana, che contesta soprattutto la sua visita all’IPSSAR “De Cecco” per un incontro con il mondo della scuola, “scuola nella quale, ricordiamo, qualche anno fa, all’apice del progetto “Scuole Sicure” dell’ex Governo Renzi, una parte di intonaco si staccò ferendo due studenti.
“Con quale faccia l’ex Premier, artefice della contestatissima Legge 107 che ha conferito un potere quasi assoluto ai Dirigenti Scolastici, che ha istituto le 200 e 400 ore di Alternanza scuola-lavoro che nell’anno in cui entrano a pieno regime sono esplose con tutte le loro contraddizioni, che non ha stanziato fondi per il Diritto allo Studio, si presenta oggi per incontrare il mondo che più lo ha contestato nel corso del suo mandato? Inoltre è assurdo che una scuola debba ospitare una passerella elettorale; l’incontro di un Segretario di partito, canddtato alle prossime elezioni Governative, non può essere considerata una visita Istituzionale o di cortesia”.
E in effetti anche buona parte del mondo della scuola ha protestato con forza contro l’uso e la strumentalizzazione di scuola e studenti da parte della dirigente dell’istituto. Anche davanti al De Cecco di Pescara, l’ex premier si è imbattuto in una feroce protesta di cittadini armati di striscioni che hanno scandito slogan contro di lui. La scuola, bardata a festa, con tanto di studenti vestiti da hostess e stuard, ha accolto il segretario del Pd e ospitato i suoi comizi e quelli del governatore Luciano D’Alfonso. In conclusione, un ricco buffet offerto dai cuochi dell’istituto. Questa, in sintesi, la tappa pescarese di Renzi.
ps: che più che l’Abruzzo che soffre, in questo caso ha incontrato l’Abruzzo che soffrigge.