“Chieti, città fondata da Achille… ma col tallone nel fango”
A Chieti abbiamo imparato due arti marziali urbane: la doccia “a turni” e lo slalom tra transenne.
E quando una città intera si regge su sabbie buone in cima e rumenta geologica ai fianchi, basta un po’ d’acqua, o una perdita d’acqua “di quelle annose”, per trasformare il mito in fango operativo, non lo dico per colore politico llo dicono carte, cronologie, perimetrazioni, delibere e decreti che abbiamo letto, riletto e incrociato. Io ci metto la satira, i numeri sono lì.
1) Anatomia impietosa di una collina: solida in testa, franabile ai fianchi
Il centro storico siede sul cappello “buono” (sabbie e conglomerati della Formazione di Mutignano, materiali competenti), ma la crescita del ‘900 ha colonizzato i versanti: uno strato caotico chiamato “Unità detritica eterogenea” fatto di riporti, coltri eluvio-colluviali e vecchi materiali di frana.
Traduzione non accademica: una lasagna scoordinata che, bagnata, scivola!
L’acqua ci mette del suo: ruscellamenti che mordono i piedi dei pendii, falde sospese sopra strati argillosi, e ciliegina, perdite da reti idriche/fognarie che alimentano il circuito vizioso: il terreno si muove → spacca i tubi → l’acqua infiltra → il terreno si muove di più. Applausi (amari) all’effetto volano.
Fenomeni sul menù: colamenti/soliflussi lenti che deformano tutto, scivolamenti roto-traslazionali (vedi la storica frana di Fontanelle), fino a colate rapide e crolli locali (chi ha memoria di Via Tricalle sa). Non è thriller: è il bollettino di un territorio che fa quello per cui è fatto, se maltrattato.
2) Cronaca di una frana annunciata (1940–2025): “non dite che non lo sapevamo”
Dai “scoscendimenti” del 1940 vicino alla caserma ai danni del ’54–’56, dal muro crollato a Borgo Marfisi (1960) alla lunga vicenda di Fontanelle: gli atti traboccano. Negli anni ’90 arriva persino un piano serio: il “Progetto Chieti”—studi, drenaggi, regimazioni, rifacimenti reti, monitoraggi avviato ma non completato.
Tant’è che qualcuno scrisse (con pragmatismo abruzzese): “i lavori in via Asinio Herio non continuarono, i danni sì”. Sottoscrivo ogni virgola.
Poi l’epilogo recente: novembre 2019 prime avvisaglie a Via Arenazze; maggio-giugno 2023 piogge +160% sulla media, danni provinciali da 17 milioni, e la collina, già provata, cede a scala urbana. Il 29 agosto 2023 il Consiglio dei Ministri dichiara stato d’emergenza. Non la “grande sorpresa”: la grande resa dei conti.
3) Epicentro: Santa Maria (e dintorni), dove la geologia incontra l’urbanistica distratta
La zona rossa è tracciata: tra via Don Minzoni, via Fonte Vecchia, viale Gran Sasso, via Arenazze.
Qui lo scivolamento profondo trascina suoli e fondazioni; a complicare, la memoria lunga del sottosuolo: torrente tombato e antiche cavità/cave ipotizzate nei pressi, cioè tubi naturali per l’acqua dove l’acqua non dovrebbe stare.
Bilancio umano: 11 palazzi evacuati, 200+ famiglie (oltre 300 residenti nel computo più esteso), due scuole chiuse. Con 137 domande di CAS e 37 casi fragili segnalati. Italiani specialità: la categoria sociale “sfollati da frana”.
Capitolo Santa Maria Calvona: via Majella chiusa, sgombero della “palazzina Michetti”. In città allegano la frase “situazione da anni precaria”: che, a questo punto, suona come un eufemismo di cortesia.
Altre spine già note: Piazza Mons. Venturi/Modesto della Porta, Fosso Santa Chiara, Colle Rotondo, e le storiche Asinio Herio / Via Spaventa, fino a Madonna del Freddo. Mappa dei rischi? Corposa. E non è nuova.
4) Dall’emergenza alla ricostruzione: DL 116/2025 e il Commissario (ovvero “finalmente, l’adulto in stanza”)
Fine agosto 2025: cala il sipario sulla fase emergenziale.
Settembre 2025: arriva il DL 116/2025—modello terremoti—con Commissario straordinario, ricostruzione pubblica e privata, e primo stanziamento 25 milioni (annualità 2026–2027). È la cornice che mancava per superare l’ordinanza PC e tenere insieme Chieti e Bucchianico nella stessa regia. Bene? Sì. Basterà? No: l’ordine di grandezza del fabbisogno tra case, versanti, sottoservizi, supera ampiamente la cifra iniziale. Ma almeno c’è un percorso.
Nel frattempo, l’Autorità di Bacino Distrettuale (AUBAC) ha aggiornato i PAI (pericolosità da frana/idraulica): qualsiasi progetto dovrà inchinarsi ai nuovi vincoli e carte; niente più “dov’era, com’era” se P3/P4 ti guarda male. (Era ora.)
5) “Pagella attuale della collina”
6) Domande scomode (con risposte brevi)
7) Cosa fare adesso (non nel 2030)
8) LiberalOpinion (opinione dichiarata)
Post Scriptum (amaro ma utile)
A chi dice “tanto Chieti è sempre stata così”: no. Chieti è stata intelligente quando scelse la sommità stabile per il suo cuore; è stata distratta quando ha vestito i fianchi fragili col cemento; sarà moderna solo se accetterà che certi luoghi non tornano e che certe reti si rifanno tutte. Altrimenti, prepariamo il prossimo comunicato: piove, governo frana.
Saluti — #LiberalChic