L'ignoranza che gonfia l'ego: come la rozzezza genera mostri sociali



di Marina Ciferni
Categoria: Pixel
20/06/2025 alle ore 10:25



     Dalla riflessione profetica di Gabelli alle conferme moderne di Hesse, Alberoni e Nussbaum: perché senza cultura l’egoismo dilaga e minaccia la convivenza civile.
 

Viviamo in un tempo in cui l’egoismo sembra essere diventato una virtù. L’arroganza viene scambiata per forza, la prevaricazione per diritto naturale. Eppure, già nell’Ottocento, il pedagogista e filosofo italiano Aristide Gabelli aveva intuito la radice di questo male, con parole ancora oggi di impressionante lucidità.

A proposito dell’ignoranza e dell’egoismo, Gabelli scriveva:

«Più l’uomo è incolto, meno conosce limiti al suo egoismo; anzi, l’egoismo acquista dall’ignoranza e dalla rozzezza una tal quale mostruosa ingenuità, per cui gli pare un diritto suo ciò che è un’offesa a quello degli altri.»

Questa “mostruosa ingenuità” è la chiave per comprendere molto di ciò che osserviamo ogni giorno: l’incapacità diffusa di mettersi nei panni degli altri, il culto del proprio interesse sopra ogni cosa, l’assenza quasi patologica di senso del limite.
 

L’incolto non sempre è un malvagio consapevole. Spesso è semplicemente incapace di vedere oltre il proprio ombelico. Non possiede gli strumenti culturali e critici per valutare l’impatto delle proprie azioni sugli altri. Per lui ciò che desidera diventa automaticamente un diritto, anche quando calpesta i bisogni altrui.

Su questo tema ha riflettuto ampiamente anche Hermann Hesse, soprattutto ne Il lupo della steppa(1927), romanzo in cui emerge il dramma dell’individuo incapace di integrare il proprio io con il mondo esterno. Hesse scrive:

«L’uomo non è soltanto se stesso; egli è anche il punto unico, particolarissimo e del tutto singolare in cui si intrecciano i fenomeni del mondo.»

Questa consapevolezza manca all’incolto. Più è ignorante, più è chiuso in sé, più perde la percezione di far parte di un sistema interconnesso. Non distingue più il limite tra i propri desideri e i diritti degli altri.

Il sociologo Francesco Alberoni, autore che personalmente amo molto e da cui ho tratto molti spunti di riflessione, ha spesso descritto i meccanismi collettivi attraverso cui l’egoismo individuale può diventare un fenomeno di massa. In Movimento e istituzione e in L’amicizia, Alberoni analizza come l’assenza di coesione e la perdita dei valori condivisi portino l’individuo a cercare unicamente conferme narcisistiche:

«L’individuo egoista non riesce ad amare nulla che non sia la propria immagine. Quando questa immagine non trova più conferme, sprofonda nel vuoto.»

In altre parole, la società odierna — alimentata da una cultura del successo individuale, dell’apparenza e dell’autoreferenzialità — moltiplica questi meccanismi, favorendo la crescita di personalità deboli ma arroganti, incapaci di empatia e dialogo.

 

Il rimedio più efficace resta ancora quello indicato da Gabelli stesso: l’educazione. Ma non un'istruzione tecnica e sterile: serve una cultura profonda, che sviluppi il senso critico, la responsabilità sociale, la capacità di ascoltare e comprendere l’altro.

Come sottolinea anche Martha Nussbaum, filosofa contemporanea, nel suo saggio Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica:

«Una nazione di persone incapaci di pensare criticamente, di simpatizzare con l’altro, di ragionare sulle implicazioni delle proprie scelte, finisce per essere dominata dalla paura, dall’intolleranza e dall’autoritarismo.»

Le parole di Gabelli, arricchite dalle intuizioni di Hesse, Alberoni e Nussbaum, ci consegnano un insegnamento prezioso:
l’ignoranza genera un egoismo che, nel suo non conoscere limiti, si trasforma in un vero e proprio veleno sociale.

Per questo è urgente tornare a investire in cultura, pensiero critico ed educazione civica. Solo così possiamo sperare di costruire società più giuste e meno inclini all’arroganza del singolo.

E a chiusura, ci piace lasciare per intero l'aforisma da cui tutto è partito:

«Più l’uomo è incolto, meno conosce limiti al suo egoismo; anzi, l’egoismo acquista dall’ignoranza e dalla rozzezza una tal quale mostruosa ingenuità, per cui gli pare un diritto suo ciò che è un’offesa a quello degli altri.»
 *Aristide Gabelli


 

Immagine: Terna Francesco, L'egoismo è il profumo della vita, Acrilico, Tela, 2021