Ma il conflitto sulla legge elettorale ci conviene o no?


Negli Usa si vota da 200 anni (quasi) sempre allo stesso modo, mentre da noi in meno di 160 anni si è cambiato sistema oltre dieci volte



Ci conviene o non ci conviene? Eccolo il capoverso della realtà. Si può spiegare così il conflitto politico sulla legge elettorale che alla Camera ha superato lo scoglio più difficile: il voto segreto. L'ha spuntata, per adesso, una maggioranza trasversale composta da Renzi, Berlusconi, Salvini e Alfano, contrastata da un'opposizione -altrettanto trasversale- con Bersani, Grillo, Meloni, pezzi del Pd e ultrasinistra.

Il voto della Camera è sembrato ai più una anticipazione del futuro, di quella coalizione, cioè, che dovrebbe reggere le sorti dell'Italia all'indomani delle prossime elezioni politiche: il governo delle larghe intese che tutti prevedono.Tuttavia c'è più di un però a frenare i facili entusiasmi.

A cominciare dalla possibile imboscata che gli sconfitti di adesso tenteranno, riproponendo il voto segreto anche al Senato, dove i numeri dei contraenti l'accordo non sono così ampi e la fronda più facile.

Dopodiché è bene ricordare che la legge elettorale è solo uno strumento. E questo strumento, messo insieme dagli sherpa di Pd e Fi, per quanto - a bocce ferme - favorevole al loro disegno politico, potrebbe alla fine rivelarsi la pietra tombale di quell'intesa. Magari regalando ai grillini - vittime sacrificali designate dello scontro a tre nei colleghi maggioritari - una insperata maggioranza.

Perché, ricordiamolo, praticamente mai in Italia la legge elettorale pensata e adottata, ha dato i risultati in precedenza previsti. Lo sanno bene anche loro che i conti difficilmente tornano. E comunque il tentativo lo fanno lo stesso. Storia vecchia come il cucco: modificare la realtà a proprio vantaggio.

La legge elettorale, qualunque essa sia, è sempre stata, nelle intenzioni, il rubamazzo o, se preferite, il fotticompagno dei nostri politici. Il sogno cullato da intere classi dirigenti dei partiti passati, presenti e futuri: sottomettere la forza dei numeri ai propri interessi. L'unità di misura della democrazia, indirizzata a proprio vantaggio. Sempre. E però, sempre, hanno sbagliato i conti.

Se, del resto, negli Stati Uniti si vota da duecento anni (quasi) sempre allo stesso modo e in Italia in meno di 160 anni -Ventennio compreso - si è cambiato sistema di voto oltre dieci volte un motivo ci sarà. Ebbene, in quest'ultimo caso, il motivo che li ha spinti ad accordarsi seppur così diversi, al di là della facciata, è semplice: provare a sedare, sterilizzare la protesta che ha gonfiato, nel 2013, le vele di Grillo e distrutto il sogno consociativo di Napolitano, Monti e Bersani.

Adesso ci sarà solo da vedere quanto grosso sarà l'iceberg piazzato nell'emiciclo di Palazzo Madama. E nel frattempo, meglio armarsi di santa pazienza. Perché la legge elettorale sarà pane e companatico di costituzionalisti, politologi, commentatori, notisti politici, massmediologi, psicologi, tuttologi e la sempre più invadente carovana di sondaggisti.

Tutti pigiati nei talk televisivi a basso costo e sbrodolanti di spiegazioni dalle pagine dei quotidiani. Coraggio, passerà anche questa.

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