Un danno. L'Autonomia questo è. Inutile fingere: è un danno che ci siamo procurati da soli, che abbiamo voluto. Ciarpame per allocchi e fumo, tanto fumo negli occhi. Te la reclamano ancor oggi e te la spiegano, l'Autonomia, come il migliore dei mondi possibili: decidere in loco come spendere meno e meglio il denaro che versiamo in tasse.
E, invece, quando poi la si ottiene, magicamente accade l'inverso: spese e balzelli si moltiplicano e l'efficienza scompare. L'hanno pure descritta come il rimedio definitivo all'arroganza e alla cupidigia della casta politica nazionale. Finendo così per metterne su un'altra e ancor più vorace di casta, alla guida dei nuovi carrozzoni regionali che si sommano e pure competono col carrozzone nazionale.
Una moltiplicazione costante di tutto: competenze, uffici, rappresentanze, società partecipate. Cose che ognuno di noi può vedere e verificare ogni giorno. Per proprio conto. Cose che complicano la vita e che ci mandano in bestia. Comunque sia, se l'argomento vi attizza e volete capire come e perché e quanti danni ha fatto e fa tutt'ora l'Autonomia, ad esempio, in una terra benedetta da Dio e da decenni devastata dagli uomini, non avrete altro da fare che entrare nella libreria più vicina e chiedere "Strabuttanissima Sicilia": il pamphlet fitto fitto dei pensieri e degli scritti corsari sull'illusione autonomista di Pietrangelo Buttafuoco.
Lettura fluida, perciò consigliata. Nelle librerie, non per caso, in prossimità delle elezioni regionali siciliane del 5 novembre, il volumetto è una denuncia puntuale, con tutti i nomi e i cognomi, del fallimento di quella che pure fu un'illusione di crescita e di prosperità per tutta l'Isola. Inganno che lo scrittore di Agira denuncia come "la grande impostura".
Non è il primo né il solo Buttafuoco a scagliarsi contro l'architettura istituzionale della Sicilia che infiniti danni addusse: non ultimo, Crocetta e i suoi cinquanta assessori in cinque anni. Da Sciascia a Bufalino sino a Camilleri, la compagnia di quanti ne han detto peste e corna è, oramai, nutritissima e di assoluto livello. E tuttavia, "la grande impostura" resiste.
Resiste e si amplia, perfino. Perché in effetti proprio questo accadrà, prima ancora del voto siciliano, col referendum del 22 ottobre. Ci saranno anche i lombardi e i veneti che decideranno di decidere di più. Di avere di più da spendere in loco. Pensando, chi non lo farebbe?, di averne un ritorno in maggiori e migliori servizi.
Con più opportunità e più sostegni per tutti. In nome sempre e comunque dell'Autonomia. Che è cosa buona e giusta a prescindere. Finché non si mostra con quel suo volto vorace. Il volto della "grande impostura" denunciato da Buttafuoco.
Perché l'Autonomia, signori miei, ovunque la si declini solo questo è: un danno.
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