Terremoti, tutte le falle della tesi sulla chimica dell'acqua


Vasile: non esiste ancora un legame certo con la possibilità di fare previsioni, ma il monitoraggio serve


di Silvia Grandoni
Categoria: ABRUZZO
02/10/2017 alle ore 15:56

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La terra, prima di un terremoto, potrebbe inviare dei segnali. Tra questi vi sarebbe la concentrazione di alcuni elementi chimici nelle sorgenti. I ricercatori da sempre contrari a sostenere la sussistenza dei cosiddetti “precursori sismici”, questa volta sembrano pronti ad abbracciare una nuova tesi.

“Quella dei precursori è una frontiera ancora lontana, ma noi pensiamo di aver fatto dei passi avanti per raggiungerla” affermano sul Nature Scientific Reports gli autori della ricerca elaborata da un team di docenti del dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza, in collaborazione con l'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche e con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.“È possibile che nelle falde vicine alla superficie penetrino acque profonde, modificandone la composizione chimica”, illustra Andrea Billi dell’istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr in un articolo pubblicato oggi su ‘La Repubblica’.

Non si lascia prendere dall’entusiasmo e rimane con i piedi per terra il geologo abruzzese Carlo Vasile, esperto in geologia applicata e geotecnica sismica: “Oggi la scienza non è in grado di dire con esattezza dove quando e come si manifesterà l’evento sismico. Sia i cambiamenti della chimica dell’acqua che le variazioni della microsismicità (piccolissime scosse che vengono registrate dagli strumenti) sono temi caldi attorno ai quali negli ultimi anni la ricerca si sta muovendo, ma la predizione dell’arrivo del terremoto è ancora un’utopia.

Poi spiega: “Finora nessun precursore ha dimostrato di essere affidabile, sicuramente si può parlare in occasione di un terremoto di variazione dei valori chimici nell’acqua, di alterazione dei livelli delle falde acquifere, di fratture più profonde e più acide, ma collegare questi mutamenti alla previsione per il momento mi sembra sia eccessivo”.

Vasile ritiene tuttavia che l’installazione di una rete di monitoraggio delle sorgenti auspicata dai ricercatori sarebbe comunque utile: “Tenere sotto controllo lo stato delle acque per conoscerne le dinamiche sarebbe sicuramente vantaggioso per individuare dati di correlazione tra le variazioni chimiche e il sisma".  Come a dire che la possibilità di delineare scenari c'è, ma la certezza è ancora un miraggio.