La possibilità è di quelle ghiotte, ma andrà calibrata con organizzazione doc (oltre che con vini di primissima scelta). Per i marchi abruzzesi si profila la possibilità di confrontarsi con il mercato cinese, precisamente della provincia dell'Hubei. Parliamo di 57milioni di abitanti in più di 1200 Comuni. Roba che si potrebbe far addrizzare il pil regionale con un paio di brindisi.
E'la ragione di fondo che ha spinto la Regione a tentare di intrecciare un rapporto, che porti i frutti sperati. Se ne è discusso a Pescara, in occasione di un briefing a cui hanno preso parte il Presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, l'Assessore regionale alle Politiche agricole Dino Pepe, i rappresentanti del Consorzio di tutela dei vini d'Abruzzo, del Consorzio Colline teramane, del Consorzio di tutela Tullum e Consorzio Ortona doc e i delegati del dipartimento di mediazione della provincia cinese dell'Hubei.
Il protocollo d'intesa siglato lo scorso luglio tra le due delegazioni è un ottimo punto di partenza, ma occorrerà dare seguito agli annunci e ai calici alzati con un rigido cronoprogramma, con analisi sull'appetibilità del prodotto in loco, con un lavorìo politico fatto a regola d'arte (e senza sbavature di sorta). I vini abruzzesi, premiati tra l'altro con I Tre Bicchieri (qui i nomi dei vincitori), sono una realtà qualitativa che, soprattutto in questa fase, necessitano di un aiuto dalla politica (e non di una zavorra).
Per cui accanto a riunioni e tavoli, alla conoscenza della produzione vitivinicola abruzzese e alla sua commercializzazione, occorrerà come l'aria gettare solide basi per arrivare ad una missione in Cina che sia decisiva con, per dirne una, bozze di contratti già semi firmati. Chiaro?
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