L'ABUSO DI POTERE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS


Sindaco: "Devi prima passare da me per timbro e autorizzazione"


di Elisa Leuzzo
Categoria: ABRUZZO
01/04/2020 alle ore 19:18



Per uscire non esiste l'obbligo di un permesso timbrato dal Comune.

Premesso che tra le misure contenute nei vari DPCM il divieto di uscire di casa e l’obbligo di compilare l’autocertificazione non sono previsti da alcuna norma, nemmeno emergenziale, NON esiste, come invece asserito da qualche Sindaco, l’obbligo di recarsi nel proprio Comune di residenza per richiedere il permesso ad effettuare spostamenti da un comune all’altro e ricevere, con tanto di timbro, una autorizzazione “ad personam".

Del resto è evidente come i vari DPCM che si sono succeduti nel tempo al fine di fronteggiare la presente emergenza epidemiologica non vogliono (e neppure possono) comprimere le libertà fondamentali dei cittadini al punto da impedire loro di uscire di casa sempre ed in ogni circostanza (si vedano, in merito, anche gli ultimi chiarimenti che prevedono la possibilità per genitori e figli di uscire di casa). 

Esiste invece, per evidenti ragioni di tutela della salute pubblica, il forte invito a restare a casa per evitare assembramenti attraverso cui il virus possa propagarsi. E infatti le misure imposte con i Decreti, come risaputo, prevedono la possibilita’ di uscire di casa per esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute ma NON OBBLIGANO il cittadino ad avere con se l’autocerficazione precompilata.

Il cittadino, infatti, nonostante abbia l’onere di dimostrare la sussistenza delle situazioni che consentono la possibilità di spostamento, puo’ dichiarare direttamente e verbalmente, agli operatori delle Forze di polizia, i motivi dello spostamento.

Si prevede al tempo stesso che tale onere possa essere assolto mediante l’autodichiarazione ai sensi degli artt. 46 e 47 DPR n. 445 del 2000, resa appunto attraverso la compilazione del modulo appositamente predisposto.

Com’è ovvio, la veridicità di tali dichiarazioni sarà suscettibile di verifica, anche ex post.

Pertanto, chi avesse dichiarato il falso andrà incontro alle conseguenze previste dall’art. 483 c.p. (“Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico”).

Certo e’, che 7 decreti in 20 giorni e 4 autocertificazioni possono creare confusione e la poca chiarezza tra i cittadini e’ plausibile. L’accesso alle informazioni e’ fondamentale, la giusta informazione al cittadino e’ fondamentale!

Non e’ accettabile pertanto, l’abuso delle misure contenute nei vari DPCM, sopratutto, contro i nostri diritti fondamentali, che qualche Sindaco sta commettendo ai danni dei cittadini.

E' evidente quindi l'irritualità (per non dire l'illegittimità) della condotta di quel Primo Cittadino che addirittura imponga di recarsi presso gli Uffici Comunali per fornire egli stesso un non meglio precisato "permesso di spostamento" verso un altro Comune. 

Se si avallasse tale a dir poco eccentrica prassi, si andrebbe a vanificare la ratio stessa dell'autocertificazione imposta dall'Esecutivo che rappresenta la tipica facoltà riconosciuta ad ogni cittadino di sostituire i tradizionali certificati con delle proprie dichiarazioni sottoscritte. 

Dunque tale condotta vanifica un tipico strumento di semplificazione burocratica (quale è, appunto, l'autocertificazione) andando ad imporre ulteriori oneri burocratici in un momento in cui davvero non se ne ravvisa il bisogno.

Rimaniamo vigili e pronti a denunciare, stiamo tutti vivendo una situazione del tutto inedita, con significative conseguenze sulla nostra vita familiare, lavorativa e di relazione.