Il fuoco delle polemiche ardeva dal mese di aprile. Un fuoco brutto, aspro, violento. Che racconta di un rapporto professionale inquinato da un’antipatia fortissima, che ha compromesso per sempre anche il lavoro, la sinergia che avrebbe dovuto esserci tra Regione e Parco della Maiella. E’ il 13 aprile quando presidente del Parco scrive al governatore: e’ una lettera che racconta di sms minacciosi, di intimidazioni, di insulti. Tutti conservati nel cassetto. Una lettera densa di esasperazione e orgoglio.
“Da oltre due anni ti stai esercitando in una continua opera di delegittimazione della mia persona, nella mia funzione di presidente del Parco, svolta in molteplici occasioni e con varie modalità (tutte regolarmente documentate)”, scrive Franco Iezzi nella sua lettera con protocollo 4331.
Scrive senza sconti, senza sottrazioni, senza peli sulla lingua. E racconta di quanto l’atteggiamento del presidente abbia compromesso il suo rapporto col territorio, creando contrasti e contenziosi giudiziari. Gli ricorda il suo lavoro, le sue iniziative: la revisione del piano, “il cambio della autoritaria gestione direttoriale”, l’annoso regolamento del parco, lo sviluppo del marketing turistico, il ripristino della ferrovia storica, la presenza nei Musei vaticani, il progetto Masterplan Spirito d’Abruzzo.
“Conosco la tua simpatica avventatezza e nel caso che mi riguarda non mi è sembrato intelligente farmene un problema almeno fin quando essa non ha assunto le caratteristiche di un intollerante intento minaccioso a mezzo di quegli sms che mi hai inviato durante la riunione indetta per le problematiche della Maielletta scaturite da false e interessate informazioni provenienti dai tuoi attaché”, e poi continua esigendo rispetto, quel rispetto che negli ultimi anni è mancato:
“Non accetto in nessun modo che tu ti rivolga a me con espressioni intimidatorie”, e gli ricorda che lui è presidente di un Parco, di un ente nazionale nominato da un ministro della Repubblica a seguito del consenso delle commissioni Ambiente di Camera e Senato, d’intesa con la Regione, “e forte di una petizione al ministro firmata da 36 sindaci su 39 della comunità del parco”.
Quindi, nella stessa lettera, Iezzi sollecita un incontro di lavoro:
“Non puoi sottrarti al dovere di convocare una riunione nel corso della quale chiedo con determinatezza che si chiarisca chi ha fatto o non ha fatto cosa”. E alla fine dell’incontro, “sono certo che troverai il modo di giustificare le tue avventate affermazioni riconsegnandomi il rispetto dovuto, se non altro, alla mia centenaria età”.
In ballo c’erano accuse infondate, c’erano state lagnanze e dita puntate da parte del governatore sul presidente del parco, come è accaduto adesso, in pieno incendio del Morrone.
ps1: una lettera che la dice lunga sullo spirito di collaborazione che anima la Regione Abruzzo nei confronti degli enti del territorio. E che svela un capitolo pesantissimo di questa tragica estate.
ps: svela un’altra cosa: se non sei uomo (o donna) del presidente, nel senso che non sei allineato, finisci nel mirino. Sempre a discapito della comunità. E in questo caso, dell’ambiente. Anzi, del Morrone.