Cosa succederà in Siria dopo la marcia indietro della Casa Bianca che ha scelto di dare carta bianca al presidente turco Edogan contro i curdi? Si paventa il rischio che un giro di valzer così arduo possa portare in grembo conseguenze precise e spirali di violenza, dal momento che i curdi sono stati i principali artefici del crollo dell'Isis?
Si apre a questo punto la possibilità che lo Stato Islamico possa riorganizzarsi, confidando anche sull'appoggio di quella Fratellanza Musulmana che in Turchia ha terreno fertile?
Intanto la risposta dei curdi è stata netta, dal momento che un contro-comunicato parla apertamente di “guerra totale”, in quanto i curdi siriani in questo momento si sentono in qualche modo traditi da Trump e hanno l'aspirazione di riorganizzarsi. In che modo? Una possibile strada potrebbe essere l'alleanza con il regime titolare sovrano di quel territorio. Damasco a quel punto potrebbe trovarsi a confliggere con Ankara, che vanta una solida e strategica alleanza con Russia e Iran. Con il rischio di una assoluta fragilità di rapporti di vicinato, in un quadrante altamente sensibile per così dire a questi cambi di passo così di pancia.
Inoltre con questa mossa Trump rilegittima Erdogan, nonostante le condotte illegali turche nel Mediterraneo orientale dove ha inviato due navi perforatrici nella Zona economica esclusiva di Cipro già assegnata a players internazionali come ExxonMobile, Eni e Total. Le mosse turche sono state stigmatizzate anche dalla Commissione Europea, ma la decisione Usa di ridare fiato ad Ankara in Siria è potenzialmemte pericolosa se perimetrata all'interno di un quadro generale di alleanze e influenze, che trovano sintesi proprio nel dossier energetico.
Sul punto va fatta chiarezza anche in merito alle diatribe che Trump ha in piedi con la sua amministrazione, in special modo con l’intelligence, il Dipartimento di Stato e il Pentagono. Il suo essere allergico ai protocolli e alle traiettorie storiche a stelle strisce fa montare la preoccupazione all'interno degli apparati dello Stato. Come appunto il nulla osta al piano turco di invadere il nord della Siria.
Ma il nodo è proprio questo: se Ankara considera i curdi locali al pari di ribelli e terroristi, essi stessi sono stati il grimaldello anti Isis a quelle latitudini. Cambiare così repentinamente schema di gioco e alleati è (per tutti) un enorme punto interrogativo.
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