C'è un qualcosa di assolutamente criptico nella campagna contro alcuni simboli italiani d'Oltreoceano orchestrata da soggetti mediatici, associativi e politici. Come se la frenesia dell'oblio potesse essere da sola sufficiente a innescare altri meccanismi, forse di consenso, per il futuro prossimo.
Cosa si cela dietro l'accanimento contro statue e riti celebrativi? Davvero la politica che si dice alta non ha di meglio da fare che proporre abbattimenti e censurare momenti di ritrovo?
Il caso sta turbando la comunità italo-americana e anche gli affezionati agli italiani all'estero, perché si vorrebbe eliminare con un tratto di penna due simboli come il Balbo's Monument e il Columbus Day che, invece, al di là delle dinamiche prettamente storiche, rappresentano un consistente pacchetto di presenza (sociale, economica, culturale, umana) degli italiani d'America.
Forse molti dimenticano che negli Usa il termine “Balbo” è sinonimo di una formazione di aeroplani, ancora utilizzato per indicare una barba con il pizzo staccato. Nel Luglio di 74 anni fa si svolse la Crociera aerea del Decennale, detta anche Crociera Nord Atlantica. Fu la seconda ed ultima crociera aerea transatlantica di massa promossa da Italo Balbo ideata per il primo decennale della Regia Aeronautica. Tra l'altro l'occasione fu accattivante vetrina per l’esposizione universale di Chicago promossa per il centenario della città, la cosiddetta Century of Progress.
Ben 25 idrovolanti SIAI-Marchetti, disposti in 8 squadriglie, con 52 ufficiali piloti, 1 ufficiale ingegnere e 62 sottufficiali specialisti, furono protagonisti di un evento di caratura mondiale. La città di New York, non la spiaggetta di Capalbio, intitolò a Balbo uno dei suoi viali. E pochi giorni dopo fu ospite alla Casa Bianca del Presidente Franklin Delano Roosevelt. Tanto per ricordare che non fu una scampagnata o una sagra paesana, ecco perché il Balbo's monument, un pilastro datato tra il 117 e il 38 a.C, donato da Mussolini a Chicago nel 1933 per onorare il volo transatlantico, è un pezzo di storia, quindi né di un singolo partito né di una qualsiasi altra associazione o combricola di interessi.
Il tanto bistrattato Columbus Day (anche per il ritardo con cui la politica e la cultura italiana se ne sono avvedute) rappresenta una solennità significativa: si commemora il giorno, il 12 ottobre 1492, in cui Colombo sbarcò nel Nuovo Mondo. Non certo una coccarda che altri Stati possono appuntarsi al petto, anche se non mancano feste similari come la Día de las Culturas in Costa Rica, o la Día de la Resistencia Indígena in Venezuela.
Un triste deja-vù come accaduto con i simboli del Medio Oriente abbattuti dall'Isis, con quelli sudisti del passato confederato abbattuti dagli estremisti Alt-Left. Ecco spiegato come la mossa americana è la spia luminosa di una politica povera e scialba, timida e indefinita e che non sa più da dove proviene e dove va. In una miscellanea di approssimazione, comunicazione compulsiva tanto per raccattare qualche “i like” sui social. Mentre invece, alla luce della delicatissima congiuntura internazionale, tanto economico-finanziaria quando geopolitica, davvero non mancherebbe del lavoro da fare.
Come sul caso Libia, gestito ormai in solitudine dall'Eliseo, con buona pace degli altri convitati (di pietra) al tavolo parigino, o come sulla partita legata ai Balcani e ai gasdotti, senza dimenticare il cambio di strategia dei Cinesi sugli investimenti internazionali, concretizzato al momento sulle squadre di calcio del Madonnina.
twitter@FDepalo