Sarà un Salone di Francoforte listato a lutto quello che si aprirà il prossimo 12 settembre. E'mancato l'austriaco Ferdinand Piech, 82enne regista della trasformazione antropologica della Volkswagen, passata dallo status di semplice marchio a quello di colosso. Ecco che dopo Sergio Marchionne se ne va un altro nome di peso dell'automobilismo mondiale, segno che da domani inizierà davvero una nuova fase per tutti.
Nipote di Ferdinand Porsche, l'inventore tra le altre cose del Maggiolino, Piech verrà ricordato per due passaggi determinanti. Prima è stato al comando del marchio in solitaria dal 1993 al 2002, per poi costruire la fusione con Audi, Lamborghini, Bugatti e Seat. Aveva anche messo nel mirino la nostra Alfa Romeo, ma senza risultati. Lì va individuata la svolta che ha condotto Volkswagen nel firmamento mondiale, prima di essere presente anche nel cosiddetto Dieselgate accusando il suo successore Martin Winterkorn. Proprio come segno di svolta dopo lo scandalo, il marchio aveva previsto di lanciare il nuovo logo in occasione del Salone.
Il re dell'auto tedesca, noto nel suo ambiente per la maniacale cura dei dettagli, con la sua scomparsa lascia un vuoto non solo manageriale ma anche di idee, al pari di Marchionne. I due colossi, Fca e Volkswagen, sono ora attesi da un delicato momento di transizione. Si prenda il comparto dell'elettrico: Fca è stata l'ultima a mettersi in scia delle altre perché Marchionne non vi credeva molto.
Ecco che si è all'orizzonte di una sorta di nuovo mondo per entrambi: un passaggio complicatissimo, tra passato che ha gettato le basi per un cambiamento e presente che ancora fluttua in un grande punto interrogativo. Il tutto proprio mentre la Germania affronta numeri inquietanti: i campanelli di allarme risuonati nelle scorse settimane confermano il trend. Il calo dell'export è un deterrente oggettivo che conduce verosimilmente anche al rallentamento nel terzo periodo dell'anno. Il frutto di questi numeri si chiama recessione tecnica.
A pesare in maniera specifica è la guerra dei dazi in atto tra gli Usa e la Cina. Ciò non significa che da domani il paese piomberà improvvisamente nella povertà, ma che si sta incanalando in un tratturo praticamente sconosciuto a quelle latitudini, di cui sarà importante vagliare conseguenze e riverberi anche su altri fronti come ad esempio il settore della componentistica automobilistica italiana.
La certezza, ad oggi, è che si chiude una pagina.
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