Primarie dem, partito spaccato e crociata anti Trump


Sanders e Warren guidano l'ala progressista, ma spiccano le mille contraddizioni su sanità, immigrazione e Wall Street


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
31/07/2019 alle ore 08:30



Come cambia il partito Democratico Usa alla vigilia delle primarie per chi dovrà sfidare Donald Trump? In occasione del dibattito di ieri a Detroit è andata in scena una sorta di redde rationem tra attacco e difesa. Sugli scudi i “radicalissimi” Bernie Sanders ed Elizabeth Warren: il primo, senatore socialista del Vermont, la seconda senatrice del Massachusetts acerrima nemica di Wall Street (la sua forse è stata la performance più efficace, anche se nel complesso il livello non è stato altissimo). 

Entrambi controllano più di un terzo dei consensi, comunque. Il comune denominatore tra i due è da un lato il voler attaccare a testa bassa l'ex vicepresidente Joe Biden, che è davanti a tutti; e dall'altro la posizione strategica anti trumpiana, prima che pro dem. Insomma, le schermaglie in prima battuta sono tutte per policies orientate ai temi su cui Trump si mostra in qualche modo “estremista”: l'immigrazione, la sanità, il welfare, l'economia solidale.

Ma al contempo si è snodata una direttrice di marcia anomala, che ha consegnato al pubbico un partito ormai spaccato a metà, dove da un lato albergano progressisti (come i due citati) e dall'altro tutti gli altri, con in testa gli deputati John Delaney e Tim Ryan, senza dimenticare l'ultimo arrivato, il governatore del Montana Stephen Bullock.

A vincere sono le mille promesse dei candidati, con tra le altre cose l'arguzia di Delaney, ex membro del Congresso del Maryland, che ha replicato con un sorriso marcatamente televisivo alle incursioni di Sanders, dimostrandosi più furbo del previsto. In realtà a giocare un ruolo non secondario sarà anche la componente femminile, elemento di traino dell'anti trumpismo, su cui dem e associazioni di vario genere puntano per tentare di scalare posizioni, sia su Biden che su Sanders (giunto alle seconde primarie a cui partecipa).

Senza dimenticare il “gretismo” dei temi green, che è ben presente nella cabina elettorale americana al pari di quei numerini sulla disoccupazione che, gioco forza, verranno tenuti in considerazione, tanto dai dem scontenti del partito quanto da quella fetta trasversale di elettori che due anni fa ha scelto Trump.

 

twitter@ImpaginatoTw