Cosa c'è scritto nell'accordo di bilancio voluto da Trump


Steven Mnuchin punta a pianificare spesa e debiti anche dopo le urne del 2020


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
29/07/2019 alle ore 08:58



C'è un nuovo negoziatore alla Casa Bianca che si sta ritagliando un importante ruolo in questi mesi (al netto delle difficoltà nel Cina gate). E'il segretario al Tesoro Steven Mnuchin, che si è fatto regista di una interlocuzione con il presidente della Camera Nancy Pelosi e con il leader della maggioranza del Senato Mitch McConnell per il bilancio a stelle e strisce.

Il frutto di questo lavorìo è un piano che aumenti da un lato il tetto del debito e dall'altro stabilisca livelli di spesa validi anche dopo le elezioni presidenziali del 2020. I legislatori della Camera voteranno per l'accordo giovedì prossimo con la prospettiva di una approvazione senza particolari problemi, si dice a Washington, anche se non mancano i soliti malumori nel GOP.

Il punto è che al netto delle frizioni interne, sembra che Mnuchin sia riuscito a riannodare i fili nonostante alcuni media continuassero a dare fiato a posizioni contrastanti nei confronti dell'amministrazione in carica. Secondo alcune ricostruzioni il Segretario al Tesoro avrebbe condotto la propria partita contando pragmaticamente sull'appoggio di Wall Street e non sulle classiche posizioni di partito.

Un passaggio che gli tornerà molto utile nel suo viaggio a Shangai, assieme al rappresentante commerciale statunitense Robert Lighthizer per continuare i colloqui commerciali con la Cina in un momento comunque non semplice. Eccolo l'altro banco di prova per il Segretario: anche se Trump fa sapere di tenere basse le aspettative sui colloqui commerciali, il prossimo round di negoziati che si terrà nella sede simbolica delle relazioni bilaterali, lo Xijiao State Guest Hotel, rappresenta comunque una tappa che lo coinvolge in prima persona.

Certo, c'è poi da registrare il pessimismo dei media cinesi, inclini a non puntare alcuna fiche, anche se un accordo che sia valido fino alle elezioni del 2020 potrebbe essere la soluzione più a portata di mano. Non fosse altro perché sposterebbe le energia trumpiane dalla Cina all'Iran, dove gli screzi si sono rapidamente tramutati in escalation.

 

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