Primo giorno da premier di Johnson, sostituto della May per acclamazione


E'come se in questa Europa si assistesse a molteplici titoli di coda: il merkelismo al tramonto, il macronismo che non decolla, la Spagna che rischia di votare ancora


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
25/07/2019 alle ore 11:39



Assomiglia un po' al trend italiano dell'ultima legislatura ciò che sta accadendo a Londra, con premier che si susseguono senza passare dalle urne. Il primo giorno a Downing street dell'ex sindaco di Londra Boris Johnson è all'insegna dei proclami: dritto verso la Brexit, annuncia, via lo staff del suo antagonista, e la borsa in altalena.

La notte dei coltelli biondi, hanno titolato alcuni giornali mentre Johnson abbatte con una gomitata il gabinetto May. La sterlina inglese si è rafforzata dopo due giorni di perdite, toccando il massimo da tre settimane a questa parte rispetto all'euro, anche se lo stress economico peggiora.

Johnson ha assicurato di voler attuare il risultato del referendum sulla Brexit del 2016 con scadenza entro il 31 ottobre. Secondo alcuni analisti la Brexit di Boris non potrà che essere dura attraverso un accordo commerciale che nessuno sa, al momento, se potrà essere negativo o positivo per l'economia e la sterlina.

Uno stimolo fiscale, quello promesso da Johnson, che nelle intenzioni dovrebbe tentare di bloccare la grande recessione ciclica che rischia di trasformarsi in strutturale, in virtù di un possibile calo degli investimenti.

Certezze al momento non ve ne sono, anche perché le previsioni (il caso greco insegna) sono smentibili in qualunque momento. Ciò che resta è un minimo di analisi politica sul trend imboccato. Il referendum sulla Brexit è un fatto, che non è stato applicato negli ultimi due anni dalla May subentrata a Cameron.

Johnson, che si è fatto notare come sindaco di Londra, non ha poi lasciato tracce significative come ministro degli esteri. Anzi, oggi ha da gestire anche altri dossier strategici oltre al ciaone da dare a Bruxelles: la crisi nello stretto di Hormuz incombe e servirebbe polso e determinazione per affrontarla, dal momento che Washington e Teheran sono da tempo passati all'azione.

La sensazione più in generale è che Londra abbia smarrito caratura, peso specifico e considerazione: nessuno si aspetta un nuovo Churchill, sia chiaro, ma della grande Inghilterra di ieri non v'è più traccia.

E'come se in questa Europa si assistesse a molteplici titoli di coda: il merkelismo al tramonto, il macronismo che non decolla (i fischi del 14 luglio sui Campi Elisi rimbombano ancora), la Spagna che rischia di votare ancora.

Un clamoroso vuoto di potere, personalità, idee. Chi invertirà il trend?

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