Il cow boy Erdogan e le praterie illegali: assalto all'eurodiligenza?


La Turchia continua a infrangere leggi e trattati a Cipro e in Grecia, mentre Bruxelles sonnecchia


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
15/07/2019 alle ore 10:37



La crisi diplomatica tra la Turchia ed il resto del mondo (Ue, Usa e Nato) è sotto gli occhi di tutti ma stupisce la blanda reazione di Bruxelles. Erdogan ha deciso di sfidare tutto e tutti: per questa ragione usa il Mediterraneo orientale come il proprio porticciolo turistico e invia illegalmente due navi a Cipro e in Grecia a cercare gas che non gli appartiene.

Il fatto, oltre ad essere illegale in sé, rappresenta un pericolosissimo precedente in quanto fa saltare tutti i parametri fin qui utilizzati da Stati membri e non. Se alcuni dei players coinvolti nella ricerca di gas, come Exxon e Total, possono contare su navi militari in appoggio, di contro a mancare è una regia politica. Dovrebbe essere l’Ue, prima di cannoni e radar, a indicare la via da seguire e a impedire fuori pista. Ciò non accade e non solo perché si attende la nuova composizione della Commissione.

Più volte in passato è stata invocata la costruzione di una politica di difesa comune, ma gli interessi dei singoli hanno prevalso su quelli dei 28. E siamo giunti al punto in cui uno stato extra Ue come la Turchia, forte dell’accordo sciagurato sui migranti, si permette di sfidare altri stati che membri lo sono da anni, mentre le istituzioni internazionali oppongono una flebile opposizione.

Anche la reazione dell’Onu non è all’altezza della minaccia avanzata e nulla c’entrano le concomitanti crisi in Libia e Siria, dove certamente il palazzo di vetro non si è distinto per autorevolezza e risoluzione. Per cui lo scenario che si apre è di estrema instabilità, con reali possibilità di un incidente che avrebbe l’effetto di innescare una reazione a catena di difficile previsione. Ankara sta giocando col fuoco, dal momento che già è impegnata in una diatriba con gli Usa per quanto riguarda la fornitura dei caccia F35, in conflitto di interesse rispetto al sistema russo S-400 che è appena giunto in Turchia. E la sua economia, zavorrata dalla crisi della lira turca, è ancora convalescente mentre Erdogan ha appena sollevato dal proprio incarico il numero uno della banca centrale.

Un puzzle di difficile soluzione, reso ancora più crittografico dal fatto che a mancare è una politica autorevole e lungimirante, che sia capace di prevenire escalation e ricomporre macro aree in crisi.

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