Dopo un anno di trattative e mentre Alitalia perde un milione di euro (soldi nostri) al giorno, sembrerebbe esserci un solo candidato a salvare via della Magliana per l’ennesima volta: Atlantia. Ma la holding del gruppo Benetton vuole legare la partita a quella delle autostrade, anche perché sa che su Alitalia butterà probabilmente ed un’altra volta soldi inutilmente: per questo ha proposto uno scambio al governo sul ritiro delle concessioni. Però il vertice che ieri doveva suggellare l’accordo tra Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli alla fine è saltato. E il tutto è accaduto con il tempo che continua a stringere, come succede sempre quando si parla del vettore nazionale: il 15 luglio si rischia di chiudere senza un accordo mentre a settembre gli aerei rischiano di restare a piedi.
Al centro dell’incontro avrebbero dovuto esserci due temi: da un lato quello della concessione autostradale, dall’altra l’ingresso di Atlantia nel capitale di Alitalia. Questioni diverse ma che Conte avrebbe voluto discutere insieme per sbloccare una situazione ferma da mesi, fornendo rassicurazioni sia sul fronte della convenzione di Autostrade per l’Italia, messa in discussione dal ministro Toninelli, sia su quello della partnership per rilanciare insieme a Ferrovie dello Stato e Delta il vettore tricolore.
Pare invece che Di Maio abbia puntato i piedi, chiedendo un rinvio, anche se all’interno del Movimento la spinta a trovare un’intesa cresca di giorno in giorno. Del resto alternative credibili non ce ne sono: il leader pentastellato non vuole però cedere al pressing della Lega. O almeno non intende farlo ora senza ottenere in cambio qualcosa viste le tensioni anche sul fronte Inps.
Salvini nel frattempo si siede sulla riva del fiume e aspetta che passi il cadavere del nemico. Lotito e Toto sono le uniche due alternative ad Atlantia, ma non sono ritenute credibili da lui. Il M5S deve quindi decidere: e intanto il tempo passa inesorabile.
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Inoltre i sindacati, convocati al Mise il prossimo 3 luglio, si sono detti non disposti a discutere di soluzioni interlocutorie. All’approssimarsi della scadenza del 15 luglio c’è chi ricorda come ci siano in gioco gli 11mila posti di lavoro dei dipendenti Alitalia, che quasi raddoppiano con l’indotto.
La Federazione Nazionale Trasporto Aereo ha fatto sapere di rifiutare «la candidatura di soggetti non del settore che, per quanto validi imprenditori, non potrebbero fornire mai le necessarie garanzie di successo al progetto». Motivo per cui il presidente del consiglio Conte, che deve gestire i delicati rapporti con la Ue, chiederà a Di Maio e Toninelli un atteggiamento responsabile per sciogliere il nodo che impedisce di varare il nuovo corso di Alitalia.
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