L'Abruzzo? E' in emergenza democratica. Così l'ex assessore regionale Donato Di Matteo, che in questa conversazione con Impaginato.it analizza la situazione abruzzese, dicendo la sua su elezioni ed emergenza infrastrutture.
Ha letto il sondaggio su Di Stefano candidato alle regionali? Pare che sia l'unico che abbia chanches contro la Marcozzi.
Non credo a questo tipo di sondaggi perché sono convinto che il candidato che dovrà vincere debba essere rappresentativo di una grande coalizione fatta anche da movimenti civici, ma di movimenti civici ve ne sono tantissimi. Alcuni di essi hanno un radicamento diffuso e territorialmente ubiquitario in Abruzzo. Nulla da togliere a Di Stefano, che secondo me è uno dei possibili candidati, ma anteporre prima di iniziare a discutere dei programmi e del tipo di coalizione delle proposte di persone, non mi sembra il metodo giusto.
Nonostante il trend negativo dei democratici, il centrodestra rischia di arrivare secondo dopo il M5s: la carta del civismo potrà fare la differenza?
Questo è un aspetto importantissimo, perché se qualcuno nel centrodestra ha in mente che si riproduca in Abruzzo alle regionali quello che si è verificato in altre parti e che si verifica oggi come trend di interesse da parte dei cittadini a livello politico, credo che non sarà così. L’Abruzzo è in un momento di emergenza democratica, ci vorrebbe una coalizione allargata che dia un programma ben definito e facilmente recepibile da parte dei cittadini abruzzesi. Se non si inseriscono persone che siano davvero rappresentative, garanti di un programma che i cittadini elaborano, si può incorrere nell’errore di far vincere un movimento irrazionale e populista che sicuramente non farebbe il bene del nostro Abruzzo.
Evitare il pasticcio-Teramo, ripetono in molti. Ma come?
Partendo dai programmi e da un’apertura allargata. Oggi si sono superate le questioni degli steccati partitici di una volta, c’è un movimento di persone che vogliono coerentemente ripetere le proprie idee e rispetto a queste idee sono pronti a dare battaglia con programmi concordati tra più forze. Per non fare l’errore di Teramo bisognerebbe evitare che singole persone o singoli movimenti pongano veti e contrapposizioni ad altri. Questa è l’unica chiave di svolta, perché le capacità degli uomini di un partito stanno proprio nell’accettare di essere concorrenti all’interno di una coalizione per portare a termine un programma condiviso.
La Lega rivendica la golden share dell'alleanza, anche in Abruzzo: ha ragione?
Penso di no. L’Abruzzo è una regione del Meridione, è una regione complessa come tutte le regioni meridionali, probabilmente la Lega è in ascesa, ma non è l’unico partito del centrodestra che può considerarsi proprietario dell’azionariato del centrodestra in Abruzzo. Ritengo che la Lega, che ha anche uomini validissimi, se supera la fase dell’arroganza e della superbia, probabilmente riuscirà a dare un contributo positivo al futuro di questo Abruzzo.
Infrastrutture e occupazione sono le due maggiori emergenze regionali: come affrontarle?
Il primo argomento che avevo proposto all’inizio di questa legislatura era proprio la sistemazione, una volta per tutte, di tutte le strade dei paesi dell’entroterra. Questo è il punto di partenza, non le chiacchiere che si fanno ripetutamente, deve essere un fatto concreto. Servono circa 200 milioni di euro per sistemare tutti i paesi dell’entroterra abruzzese che hanno il diritto di avere una viabilità adeguata. Ciò pone le condizioni di uno dei punti strategici che chi governerà dovrà affrontare in Abruzzo: il riequilibrio all’interno rispetto alla costa.
Ovvero?
Da tale equilibrio scaturirà un grande rientro dell’Abruzzo sotto l’aspetto culturale, economico, turistico. L’altro aspetto importante è che le infrastrutture dovranno avere a monte un programma definito di sviluppo e di indirizzo dell’azione di Governo verso lo sviluppo. Strade che non vanno in questa direzione, non servono. Prima di cominciare a fare le strade bisogna fare un programma di rilancio dell’Abruzzo e le strade devono essere collegate a tale progetto. Poi vi sono altri tipi di infrastrutture importanti: ad esempio, le scuole, su cui è stato fatto un buon lavoro ma si dovrà fare tanto altro in più, anche nella riorganizzazione di plessi scolastici che abbiano un livello adeguato alle nuove esigenze e quindi laddove servano, anche accorpamenti per mettere in piedi strutture di altissima qualità.
Vi sono inoltre le infrastrutture sanitarie...
Anche qui il concetto è: c’è un programma che riveda l’impostazione fatta fino a oggi rispetto alla distribuzione degli ospedali? Penso che questo vada fatto. C’è necessità di rivitalizzare la sanità dei territori, per cui anche la programmazione delle infrastrutture non deve andare nella direzione di centralizzare gli investimenti ma distribuire sui territori per creare una sanità più diffusa e territoriale.
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