Prima del caso Foa, il laboratorio d'Abruzzo: ecco dove va il centrodestra


Cari partiti rileggete Tatarella: in politica i tempi sono tutto e chi sbaglia paga (tutto e subito)


di Paolo Falliro
Categoria: ABRUZZO
02/08/2018 alle ore 14:56



Un vecchio saggio della politica italiana (scomparso davvero troppo presto) diceva che in politica i tempi sono tutto. Una buona mossa fatta nel momento errato è annullata di per sé. E non sbagliava.

Guardardo all'oggi, prima del caso Foa, che sta elevando al cubo la tensione nel “vecchio” centrodestra (quello, per intenderci, che poggiava su Fi, Lega, An e scampoli Udc) c'è un altro palcoscenico dove sta andando in scena la prova generale di un nuovo mondo: l'Abruzzo.

Il nodo delle prossime regionali si sta attorcigliando attorno ai vecchi protagonisti e ai nuovi players che hanno scelto di giocare d'azzardo, con due possibili conseguenze: avere un full servito in mano e quindi vincere col punto, oppure bluffare fino in fondo e andare a vedere. Ma con il rischio che davvero il nuovo mondo possa fagocitare ciò che resta di soggetti e dinamiche, tracciando una linea di demarcazione lunga e definita.

Quando in Abruzzo Forza Italia mette il veto su un nome radicato sul territorio come Fabrizio Di Stefano o lo fa perché ha un candidato migliore (e allora che lo dica apertamente e si inizi la campagna elettorale), oppure perchè ha paura di una terra di mezzo che, nel frattempo, le sta franando sotto i piedi.

Il pasticcio del caso Teramo è lì protofanico in tutta la sua interezza: fermi restando i meriti dell'attuale sindaco di centrosinistra, persona gradevolissima intendiamoci, il dato politico su cui riflettere è lo scontro intestino tra vassalli e valvassori a destra, che ha fruttato il kappaò.

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Avezzano e San Salvo, invece, hanno puntato su un altro fronte: quel civismo che ha condotto alla vittoria. La Lega, quindi, ha di cosa recriminare: perché in fin dei conti ha raccolto in Abruzzo un buon risultato, perché ha un governo alle spalle che per il momento tiene, perché sta inglobando tutto il mondo di Alleanza Nazionale che non trova spazio in Fratelli d'Italia, perché ha fatto colpo su chi cercava la novità a destra e si è inebriato del nuovo sovranismo (a torto o a ragione, questo si vedrà fisiologicamente in un secondo momento, ora ragioniamo di posizionamenti).

Ciò che oggi si manifesta è un bivio a cui occorre rispondere in tempi brevi, altrimenti è presto detto chi sarà il successore (o meglio, “la successora”) del governatore-senatore renziano che continua a sfornare segni meno nel trend abruzzese.

Ma è da registrare, in sintesi, che proprio in questa terra si sta componendo un laboratorio ideale di ciò che potrebbe essere il nuovo mondo figlio di uno schema di rottura e che va di fretta.

Più in fretta di reucci di provincia e di feudatari che faticano maledettamente a leggere i segnali dei territori.

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