Sarà Paolo Savona il "Varoufakis" di Salvini & Di Maio?


Che cosa hanno in comune i due e soprattutto quali passi potrà compiere il primo che non ha potuto fare il secondo



Da un lato l'autobiografia dell'ex ministro dell'Industria negli anni '90 con Carlo Azeglio Ciampi a Palazzo Chigi, Paolo Savona, in cui si scaglia frontalmente contro l'euro chiedendo un piano B.

Dall'altro chi quel piano B l'ha proposto davvero alla troika, per la cronaca Yanis Varoufakis, (salvo poi dimettersi in polemica col gemello diverso Tsipras) assieme ai suoi libri-mantra: “Il Minotauro globale - l’America, le vere cause della crisi finanziaria e il futuro del mondo dell’economia” (2011) e “Una modesta proposta per uscire dalla crisi dell’euro”, scritto a quattro mani con James Galbraith, figlio di John (guru economico del presidente americano Jfk). 

Che cosa hanno in comune Savona e Varoufakis e soprattutto quali passi potrà compiere il primo che non ha potuto fare il secondo?

 

PAOLO & YANIS

Tra pochi giorni sarà in libreria l'autobiografia del possibile ministro dell'economia del governo “giallo-verde”, quel Paolo Savona pare molto indigesto al Quirinale (lui, altro che Conte). Dalle prime anticipazioni pubblicate dalla Stampa si scorge una precisa affinità con il ministro delle finanze del governo Tsipras: Yanis Varoufakis, che da subito si mise di traverso nella crisi greca affrontando a petto in fuori la troika, come dimostra quello scatto che lo ritrae stringere la mano all'allora Presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem (con annesso un “vaffa” secondo le cronache di allora).

Savona scrive: "Battere i pugni sul tavolo non serve a niente. Bisogna preparare un piano B per uscire dall'euro se fossimo costretti, volenti o nolenti, a farlo". L'alternativa è "fare la fine della Grecia". La genesi di questo scenario? "La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l'idea di imporla militarmente. Per tre volte l'Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d'acciaio del 1939 e l'Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?".

E ancora: "L'euro è una creatura biogiuridica costruita male" con una modifica di fatto della Costituzione, attuata con leggi ordinarie da Parlamenti impreparati e superficiali, subordinati a "élite che illudono i popoli". Carli e Ciampi li sapevano che non eravamo pronti, ma non volevano rimanere fuori dalla porta. Confidavano che il tempo avrebbe migliorato la situazione. "Invece è peggiorata".

E nel 2015 scriveva: “Yanis Varoufakis ha osato sfidare i poteri costituiti europei. Forse verrà processato dalle forze del suo stesso paese che invocano il rispetto di una sovranità defunta. Giustizia è fatta! Capisco ora i rischi che ho corso per avere ingenuamente proposto e recentemente ribadito che anche l’Italia deve avere il suo Piano B nel caso, non improbabile, che l’euro entri in crisi irreversibile o che, alternativamente, entri in crisi l’Italia, in linea con il detto romano mors tua, vita mea”.

 

MINOTAURO

Sulla moneta unica Varoufakis ha recentemente osservato: “Fare l’euro è stato un errore ma ora non possiamo tornare indietro. L’unica soluzione è democratizzare l’Ue”.

Dal 2008 cura un blog intitolato Pensieri per il mondo post 2008, in cui ha riversato le sue considerazioni sulla crisi europea, “causata dall’incapacità delle sue istituzioni di resistere alle onde d’urto del terremoto globale del 2008”.

Nel pamphlet “Il Minotauro globale” sostiene la tesi che un sistema economico e monetario internazionale necessita di un meccanismo di riutilizzo dei surplus commerciali per poter funzionare al meglio. Quindi costruire un cuscinetto-vettore che distribuisca automaticamente i proventi dei Paesi in surplus a quelli in deficit: solo in questo modo, osserva, è possibile riuscire a sostenere i disavanzi.

Le sue idee per uscire dalla crisi partono dal cosiddetto “fiscal waterboarding”, ovvero il termine usato per le peggiori torture inflitte dalla Cia, paragonate alle ricette di austerità imposte da Bruxelles e Berlino.

Il modello economico nato nel '71 viene definito da Varoufakis “Minotauro globale” perché si è in presenza di una potenza “imperiale” – gli Usa – che produce, con il proprio mercato interno, la domanda globale di ultima istanza, grazie ai surplus commerciali di altri Paesi come Giappone, Germania, Corea del Sud.

Nel volume “Una modesta proposta per uscire dalla crisi dell’euro”, scritto a quattro mani con James Galbraith, figlio di John (guru economico del presidente Kennedy) sottolinea che il jolly è meno austerità, non più tagli per uscire dall’eurocrisi. E propose che le quattro istituzioni al centro della crisi (Bce, Banca europea degli investimenti, Fmi e Fondo salva Stati) avrebbero dovuto puntare sulla redistribuzione delle risorse per sanare i quattro fronti della crisi, ovvero: la crisi bancaria, il debito pubblico, il sotto-investimento (e gli squilibri interni) e l’emergenza sociale dei paesi cosiddetti Piigs.

Come? Attraverso tre passi: la conversione del debito, il recupero dei programmi di investimenti, un piano Marshall mediterraneo per la solidarietà e l’emergenza sociale.

 

PASSI

Un'iperbole paragonare i due? Forse. Ma al di là di come finirà la partita della squadra di governo, è chiaro che il trend anti troika e pro sovranismo senza l'iperausterità è ciò che accomuna Savona e Varoufakis.

Ma mentre sul secondo è calato il sipario governativo, con la notte del referendum greco, con le sue dimissioni chiacchierate, con il cambio di rotta di Tsipras contro cui proprio Varoufakis si appresta a scendere in campo nel 2019 alle elezioni greche con il suo movimento, sul primo nulla si può immaginare. Se non che la sua eventuale nomina in piazza XX Settembre sarà portatrice di almeno un po'di quelle testi anticipate nella sua autobiografia.

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