Ma è proprio il "tirare a campare" che ha fatto perdere posizioni all'Abruzzo...


Non convincono le bugie del piddì regionale: il nodo è il programma e le mani che non l'hanno realizzato


di Paolo Falliro
Categoria: ABRUZZO
08/05/2018 alle ore 10:27

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Non ci siamo proprio. E' proprio il “tirare a campare” invocato dal coordinatore regionale del Piddì che ha fatto perdere in questi anni mille e più posizioni all'Abruzzo. Atrimenti come si spiegherebbero tanti disastri?

Non convince l'excusatio del piddì regionale: il nodo è il programma e le mani che non l'hanno realizzato. Altro che “centrosinistra unito a lavorare insieme per completare il programma di governo". Qui i nasi lunghi iniziano ad essere troppi per via di mille bugie.

Primo. Marco Rapino dice che non ci sono state ambiguità di sorta all'indomani del 4 marzo. “Noi tutti abbiamo chiesto al Presidente D'Alfonso di restare per portare a termine la legislatura e gli impegni presi con gli abruzzesi”. Tutti sanno che nessuno ha chiesto nulla al governatore, semmai è il contrario.

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Secondo. Quando dice che “non riteniamo affatto che esista alcun accentramento” dice un'altra inesattezza: è proprio l'iperconcentrazione di poteri e decisioni nelle mani di uno che ha prodotto lo stallo attuale.

Terzo. Il Pd, sottolinea Rapino, è impegnato “insieme al lavoro straordinario di Giovanni Lolli a costruire il patto di fine mandato su tre questioni principali: Lavoro, Sanità e Sociale”. Proprio i temi che stanno spingendo sempre più giù l'Abruzzo, anche per causa della cattiva politica, con le vertenze irrisolte e il “calcio” all'unica ciambella di salvataggio che può evitare l'annegamento: i fondi europei, qui spesi malissimo e tardissimo.

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Quarto. “Il patto di fine mandato è questo: discussione e confronto tra forze politiche e cittadini. Per tornare a vincere in questa regione dobbiamo tenere unito e ricostruire un centrosinistra largo, che sia capace di dare risposte agli abruzzesi”.

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Ma il problema non è tanto vincere o meno le elezioni, bensì investe il futuro di un territorio, dei suoi cittadini, delle sue imprese ormai stanchi di polemiche da bassa cucina, di bugie alla Pinocchio, di fughe in avanti e poi di frenate repentine come il cambio di passo del governatore sul gas a Sulmona, prima sostenuto e poi sotto elezioni avversato.

E'questa mancanza di spina dorsale che fa male agli abruzzesi. Proprio il timbro del voler tirare a campare.

 

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