Genocidio Armeno: una tragedia che non ha parole


Il 24 aprile si commemora (anche con un video) la vergogna perpetrata dalla Turchia nel 1915 che costò la vita a 1,5 milioni di persone


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
20/04/2018 alle ore 11:14

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Che i governi o le intellighenzie decidano di usare il termine genocidio o pulizia etnica, a questo punto poco cambia nei confronti di quella che è stata in assoluto la prima violenza di massa del XX secolo. Durante la prima guerra mondiale nell'area dell'ex impero ottomano si consumò un immenso omicidio di massa contro il popolo armeno, per mano di chi aveva deciso di continuare con la stessa politica usata (prima e dopo) contro greci, ponti, curdi e ciprioti.

Una barbara condotta che ancora oggi è complesso far conoscere a chi, soprattutto a occidente, ha deciso che il metro della storia e dell'onestà intellettuale non va utilizzato, preferendo invece l'impuro consumismo mescolato torbidamente da chi stupra (di nuovo) fatti e anime.

In occasione della commemorazione, il Consiglio per la comunità armena di Roma ripropone la campagna di sensibilizzazione “”Una tragedia che non ha parole””, con l'’intento non solo di informare l’'opinione pubblica su quanto accaduto 103 anni fa, ma anche di denunciare quanto sta accadendo in questi giorni, sotto gli occhi di tutti, negli stessi luoghi e con gli stessi attori di allora.

Lo spot, pubblicato fino al 26 aprile, in quindici secondi verrà proiettato sul circuito video della metropolitana e degli autobus di Roma per raccontare e sensibilizzare cittadini e politica troppo spesso distratti e poco inclini alla mite ma ferma riflessione.

(CLICCARE QUI PER LO SPOT)

La sequenza si apre con l’indicazione delle date del genocidio armeno per poi mostrare un uomo con gli occhi chiusi e la bocca cucita, simbolo della tragedia armena che per lunghi anni è rimasta sotto silenzio ed ignorata da chi avrebbe dovuto evitare che fatti simili potessero accadere. Dramma nel dramma, a queste come ad altre latitudini, si ritrova nel perdurante negazionismo turco e nel vile atteggiamento di complice silenzio di molte diplomazie che sacrificano la verità storica per interessi di parte.

Come diceva Aldous Huxley “il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna”.

Per questa ragione occorre ricordare, come un martello pneumatico, fatti e sangue innocente versato. Ogni anno, ogni giorno, ogni istante.

 

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