Analisi, tavoli e dibattiti? Forse sarebbe stato il caso di usare prima questi tre strumenti che, solo oggi, qualcuno tira fuori come panacea per un male noto ormai da tempo.
Al Pd d'Abruzzo serve ben più di un mandato rimesso e di qualche generico mea culpa: serve un'inversione a U.
La Segreteria regionale del Pd Abruzzo in seduta plenaria ha ammesso che “la sconfitta è stata netta e chiara”, con un dato che “deve indurci ad una forte riflessione e non farci entrare in discussioni tattiche che le persone continuerebbero a non comprendere”. Per cui, osservano, “serve un partito grande come il Pd, un partito in grado di tornare fra la gente, di riaprirsi al confronto vero con la società civile”. Ciò che fino ad oggi è stato accuratamente evitato di fare, specialmente in questa regione.
Promettere oggi una direttrice di marcia che si sarebbe dovuta imboccare da anni, significa certificare un fallimento che non è solo partitico, ma squisitamente umano.
E'la caratura che è mancata, è la programmazione, la strategia, la politica fatta per le strade, per i cittadini e per le imprese.
E lo dimostrano fatti inconfutabili come la depressione commerciale che regna sovrana a Pescara dove manca finanche il wifi alla stazione ferroviaria, o come l'insoddisfazione di territori interni e semi-abbandonati dalla politica come la Marsica, o come le intere fette di elettorato, vedi il mondo dell'associazionismo, chiamato in causa solo l'ultimo giorno utile di campagna elettorale. Senza contare della solitudine valoriale in cui regna il civismo con le sue proficue reti.
(LEGGI ANCHE: LA GALASSIA DELLE LISTE CIVICHE ABRUZZESI)
Non è solo una questione che attiene quanto i cittadini aspettino dai partiti, ma quanta poca è stata la proposta partititca dal 1992 ad oggi, e specialmente nell'ultimo quinquennio, con occasioni di sviluppo mancate e utilizzate per meri tornaconti elettorali guidati dalla logica dei tagli di nastro. Non si è vista Roma attenzionare l'Abruzzo, così come nei sei per tre qualcuno prometteva con un costante ritornello.
E il discorso potrebbe valere per chiunque si fosse trovato al posto del Pd regionale e avesse ottenuto i risultati di oggi. Semplicemente l'Abruzzo ha offerto uno spaccato diverso e ancora più frastagliato del panorama politico generale.
Ecco perché non è una Norimberga che, da sola, sanerà le ferite abruzzesi o magicamente rimetterà questa Regione in marcia: ococorre un'inversione a U, fatta di competenze, curricula e serietà. I tre fattori che sono drammaticamente mancati a Pescara come alla Regione. E qualcuno dimostri il contrario.
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