Quei fili rossi che portano a Tercas: così a Teramo è finito un mondo


Tutto cambia quando i direttori delle filiali cominciano a vendere le azioni della banca ai propri clienti


di Fabio Capolla
Categoria: BOZZE
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Quando si parla di Tercas si parla della storia della provincia di Teramo. Piccoli sportelli sparsi a macchia di leopardo in tutto il teramano, dove tanti contadini hanno potuto ricevere prestiti in attesa dei raccolti, tanti impiegati hanno depositato i propri guadagni per essere pronti il giorno in cui un figlio annunciava il proprio matrimonio.

 

PRIMA REPUBBLICA

La Cassa di Risparmio della provincia di Teramo ha fatto da volano a tanti piccoli imprenditori, qualcuno ha avuto fortuna qualcun altro un po' meno. Parlare di Tercas fino a metà degli anni '90 significa parlare del suo presidente Lino Nisi, gaspariano di ferro, con Rocco Salini che lo aiutava nelle decisioni più importanti.

Fino all'avvento della Seconda Repubblica la Cassa di Risparmio della provincia di Teramo è stato un fortino inespugnabile della Democrazia Cristiana. Non di tutta, ma della corrente gaspariana, che però era capace di offrire poltrone a repubblicani e liberali, e strapuntini anche alla parte avversaria, così da non creare dissapori.

La Tercas, i clienti, la ricordavano soprattutto con l'avvicinarsi delle festività di fine anno, tutti in fila davanti al proprio direttore a chiedere in regalo un'agenda e un calendario, perché un cadeaux natalizio non si nega a nessuno. Lì, in quell'occasione, si scoprivano i clienti importanti: loro salivano al piano di sopra e non c'era solo l'agenda in regalo.

 

SECONDA REPUBBLICA

Poi è arrivata la Seconda Repubblica, sono cominciate nuove strategie all'interno delle banche ed anche i partiti hanno cominciato a chiedere maggiore rappresentanza. Così, in Tercas, troviamo un uomo dei Ds, Claudio Di Gennaro, all'interno del consiglio di amministrazione.

Ma Tercas continua a vivere un momento d'oro: si decanta la forte patrimonializzazione, si sponsorizza il Teramo Basket negli anni della serie A e, come agli inizi della sua storia, non mancano contributi per la sagra di paese o la gara di bocce.

Tutto cambia quando i direttori delle filiali Tercas cominciano a vendere le azioni della banca ai propri clienti. Loro sono convinti di comprare pronti contro termine, investimenti finanziari a basso rischio. Ma così non è stato.

La banca perde la propria solidità, il crac è all'orizzonte e nemmeno la presenza costante e continua degli ispettori di Banca d'Italia riesce ad evitare il commissariamento. Migliaia di risparmiatori perdono tutto con l'azzeramento delle azioni.

 

CRAC

Oltre 600 milioni di perdite, che porteranno poi all'avvento di Banca Popolari di Bari. Da qui in poi si apre il capitolo giudiziario, con due filoni di inchiesta: uno a Roma, dove il principale imputato è l'allora direttore Antonio Di Matteo, accusato di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio, ostacolo alle funzioni della vigilanza, appropriazione indebita.

Di ostacolo alla funzioni di vigilanza è accusato anche Lino Nisi. Il Tribunale ammette come parti civili la Banca d'Italia, la Fondazione Tercas, la stessa Tercas, la Bper, che aveva in maniera forte sostenuto con il fondo interbancario la tutela dei depositi, e la holding del gruppo del costruttore Raffele Di Mario che però è anche tra gli accusati. Una situazione complessa e ramificata tutt'ora in corso, che ha visto l'ultima udienza lo scorso 27 ottobre. In tutto sono ben 25 le udienze che si sono svolte al Tribunale di Roma.

L'altro ramo dell'indagine è invece in corso a Teramo dove sono imputate 28 persone: molti sono direttori ed impiegati delle filiali, che hanno "carpito" i risparmi dei loro clienti. Per poter vendere un prodotto finanziario la banca deve far riferimento al Mifid, un questionario che il cliente compila e da cui emerge la propria propensione al rischio. Eppure anche il pensionato che aveva un profilo estremamente moderato, ovvero non avrebbe azzardato oltre l'acquisto di un bot, si è trovato a comprare azioni volatili quanto il bitcoin di oggi.

La prossima udienza, la settima, è in programma lunedì prossimo. Per farsi raccontare dai clienti cosa è successo bisogna sentire le testimonianze in aula, nessuno vuole più raccontare la storia Tercas.

 

SILENZIO POLITICO

La politica dopo proclami, invettive e difese ha preso fortemente le distanze. Tutto quel clamore che c'era a Teramo è scomparso con il passare dei giorni. Ma che qualcosa non abbia funzionato lo testimoniano le parole di un cliente Tercas che in aula ha raccontato che l'allora direttore di Nereto gli aveva proposto quell'operazione che veniva offerta ai clienti migliori. 

"Un investimento a rischio zero - ha racontato il cliente - non dovevo leggere quello che c'era scritto perché era un investimento fiducia". Fiducia cieca che viene confermata anche dalle parole di Igor catania, il consulente della procura che ha analizzato le diverse vicende che si sono succedute negli sportelli della Tercas. “Da quello che ho constatato sulla base della documentazione – ha detto Catania – è emersa una sostanziale asimmetria su quanto percepito dai clienti e l’effettivo investimento sottoscritto. L’investimento riguardava infatti l’acquisto di azioni proprie di Banca Tercas, che su una scala da 1 a 5 hanno un rischio pari a 5 (ndr elevato). Mentre gli investitori hanno percepito di sottoscrivere un prodotto diverso, che è quello dei pronti contro termine e quindi un investimento a basso rischio, con una scadenza predeterminata e un taso di interesse prestabilito”

Ma di Tercas non parla più nessuno. L'unico rammarico di molti teramani è solo quello di non poter più fare la fila in questi giorni per ritirare il calendario e l'agenda. L'ultimo anello che al momento è fuori dalle indagini giudiziarie rimane quello del rapporto tra la Tercas e la Banca di San Marino. A San Marino, correntista e azionista della Smib, era Cinzia Ciampani, ex moglie di Antonio Di Matteo.

Lei aveva il 20 per cento delle quote. In consiglio di amministrazione, presidente era il teramano Franco Iachini, direttore generale un dipendente Tercas in aspettativa Roberto Pietropaoli. Ma questa è un'altra storia. Che non entra nelle vicende giudiziarie.

 

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