Nella complessa operazione Alitalia si rifà avanti e rispunta davvero Carlo Toto: nonostante non sia il commensale più gradito da parte di Ferrovie dello Stato e Delta Air Lines, l’imprenditore abruzzese ha chiesto di sedersi al tavolo negoziale anche se la tecnica di puntare su un cip almeno per ora non ha funzionato. Con una lettera datata 23 maggio e firmata dall’amministratore delegato Lino Bergonzi, il gruppo si candida a diventare partner industriale di riferimento in 14 righe nelle quali chiede un incontro avendo maturato rilevanti esperienze nel settore aereo, con la costituzione e lo sviluppo della principale compagnia privata.
Il riferimento è ad AirOne, venduta nel 2009 all’Alitalia dei “capitani coraggiosi”, con una coda di contenzioso in piedi ancora oggi dovendo pagare un debito residuo di 31,8 milioni. Poiché è impensabile che sia stato colto da un attacco di ingenuità acuta, proponendosi nuovamente nonostante le ostilità che si sono manifestate, la spiegazione più plausibile è che questa nuova iniziativa sia ispirata da ambienti vicini a Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, per sollevare una sorta di “ambiente da gara” capace di modificare i rapporti di forza nella trattativa con il vertice di Atlantia Spa.
L’idea sarebbe una manovra per il post elezioni europee: costruire un secondo pretendente ed indebolire la capacità contrattuale dei Benetton. Tuttavia rimane difficile immaginare un esito, ma resta il fatto che un primo risultato la sua lettera l’ha già conseguito. Difatti il direttore generale di Ferrovie dello Stato Gianfranco Battisti ha convocato l’interlocutore per un incontro a Roma mercoledì 29 maggio. Sull’esito del confronto si prevede fumata grigia, forse nera, eppure il gruppo abruzzese ci riprova facendo sul serio perché dispone di competenze distintive (come si legge nella lettera di Bergonzi a Battisti) che gli consentono di competere con successo in diversi settori industriali sui mercati internazionali.
Inoltre Toto fa sapere a FS che sta attualmente analizzando alcune opportunità di investimento in settori industriali di comune interesse, allo scopo di massimizzare la creazione di valore per gli azionisti, anche attraverso un’allocazione proattiva del portafoglio di business.
Dunque il “pallino” Alitalia resta ben impresso in testa: già appunto coinvolto nella vicenda “capitani coraggiosi” caldeggiata da Silvio Berlusconi con la cessione del 12 dicembre 2008 a CAI-Compagnia Aerea Italiana (trasformata in Alitalia-CAI il successivo 30 dicembre) dalla propria AP Holding delle società Air One, Air One CityLiner, Air One Technic ed EAS (European Avia Service) nel poi fallito salvataggio Alitalia-CAI, ora di nuovo si trova nel ruolo di outsider per la soluzione al rebus azionisti della nuova Alitalia.
twitter@ImpaginatoTw