Come capita spesso in concomitanza con le elezioni, si riaccendono i riflettori sul Sud (importante e spesso decisivo bacino elettorale) e in questo caso sul riequilibrio territoriale della spesa. È stato firmato infatti dal premier Conte un Dpcm in 7 articoli che garantisce un 34% degli investimenti pubblici sul Mezzogiorno, in base ad una quota proporzionale alla popolazione e che dovrà essere adottata anche nei contratti di programma tra il ministero delle Infrastrutture e Anas e Rfi.
SI FIRMA
Il provvedimento vuole mettere in atto l’articolo 7 bis del decreto Gentiloni 2016, sancendo la procedura per il monitoraggio dei programmi di spesa. Esattamente entro il 28 febbraio di ogni anno le amministrazioni centrali hanno l’obbligo di trasmettere ai ministri del Sud e dell’Economia l’elenco delle opere pubbliche inserite nel documento pluriennale di pianificazione approvati dal Cipe. In maniera meticolosa, allo stesso modo le amministrazioni dovranno anche ritrasmettere i programmi di spesa in conto capitale non riferibili a opere pubbliche.
Inoltre al dicastero va comunicato ogni anno entro il 30 settembre l’avvenuto riparto territoriale dei fondi, mentre viene anticipato al 30 giugno dell’anno successivo all’esercizio finanziario di riferimento l’obbligo di consegnare un report dettagliato con tutte le informazioni, affinché si possa supervisionare il rispetto della quota per l’Abruzzo, il Molise, la Campania, la Basilicata, la Puglia, la Sicilia e la Sardegna. Questo perché in caso di inadempienza dei ministeri o di scostamento tra obiettivi e risultati, il ministro per il Sud è tenuto a riferire in Consiglio dei ministri per l’adozione dei conseguenti provvedimenti. Questa novità serve soprattutto a ridare la possibilità a Palazzo Chigi di intervenire direttamente in caso di problemi.
Lo scopo finale è di rendere effettivo l’aumento di 6 punti il livello degli investimenti pubblici per il Sud, dal 28% odierno al 34%. Alla luce anche degli importanti piani di investimento delle principali stazioni appaltanti, spiegano dallo staff del premier, questo significa centinaia di milioni in più per la manutenzione e la realizzazione di strade e potenziamenti della rete ferroviaria. A questo si affiancano i contratti di sviluppo per il Sud.
QUI CONTE
In una nota su Facebook, il premier Conte scrive: “Sui contratti di sviluppo per il Sud andiamo avanti spediti. Oggi ho firmato il Decreto che istituisce il Tavolo istituzionale del Contratto di Sviluppo per la regione del Molise. Un impegno che avevo preso l’ultima volta che ero stato a Campobasso, lo scorso 15 aprile. Dopo settimane di continuo confronto, non solo politico ma soprattutto tecnico tra i rappresentanti dei Ministeri competenti, le Istituzioni e gli stakeholders locali, con questo atto formale diamo il via all’iter che porterà nel giro di qualche mese all’approvazione definitiva dei vari progetti di sviluppo, proposti da Comuni, associazioni, imprese, consorzi. Dal territorio molisano abbiamo avuto una grande risposta, che conferma la necessità di investimenti e interventi infrastrutturali, del potenziamento della rete viaria, della valorizzazione del turismo, dei beni culturali e delle risorse naturali. A breve convocherò a Roma la prima riunione del Tavolo istituzionale”.
QUI CIPE
Dunque avvalendosi del sostegno di Invitalia e della ministra pentastellata del Sud Barbara Lezzi, mercoledì sera il Cipe ha deliberato il finanziamento di 220 milioni per la Capitanata in provincia di Foggia e 220 milioni per il Molise e i prossimi contatti di programma su cui Invitalia è al lavoro riguardano Basilicata e la provincia di Cagliari.
Tuttavia in una campagna elettorale dai toni sempre più accesi, i riflettori dei mass media sono puntati sul Mezzogiorno molto marginalmente; e questo resta paradossale, dal momento che il Sud, dal 2008 ad oggi, è stato la parte del paese che più ha risentito degli effetti negativi della crisi economica. Eppure il Movimento Cinquestelle nelle zone di Acerra, Pomigliano, Caivano, Afragola ha ottenuto alle elezioni politiche 2018 percentuali bulgare, pari a quelle della Puglia. Una delega incondizionata firmata da chi si era sentito promettere in campagna elettorale, oltre ai fondi mai arrivati per le bonifiche delle “terre dei fuochi”, un cambio di paradigma: si fece un Consiglio dei ministri ad hoc a Caserta, che ad oggi però sembra poco più di un buco nell’acqua.
VIVA IL SUD BYPARTISAN
Ma l’idea di un Cdm in trasferta non è nuova: il copyright va a Silvio Berlusconi che nel 2008 a Napoli tenne ben tre consigli dei ministri, l’ultimo per emanare un decreto e dire “l’emergenza rifiuti è finita”. Si è visto poi che non è stato così perché non bastano gesti sporadici, spot e promesse per strappare pezzi di territorio dal controllo dei “signori dei veleni”.
Anche il Pd sono anni che promette con i suoi programmi elettorali interventi che porteranno il Mezzogiorno “al centro di una strategia di sviluppo nazionale”, l’unico “modo per riportare l’Italia a essere protagonista nel mondo”. Attraverso una “accelerazione e sviluppo degli interventi – infrastrutture, ambiente, attrattori culturali, contratti di sviluppo – predisposti nei Patti per il Sud; intensificazione al Sud delle principali misure di politica industriale, in particolare le misure di Impresa 4.0, e attuazione delle Zone economiche speciali”.
Ma le risposte reali e concrete sono diventate delle promesse e tardano ormai ad arrivare. Anche per questo motivo la sfiducia verso questa classe politica è indubbiamente aumentata negli ultimi anni ed è proprio sul ridare fiducia alle persone che ci si dovrebbe soffermare.
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