Inesorabile si avvicina il 19 maggio, data del possibile stop di un’arteria importante dell’A24 collegante il centro Italia dal Tirreno all’Adriatico, il traforo del Gran Sasso, montagna che più che mai in questi giorni divide in tutti i sensi: così ricca da contenere una falda acquifera che rifornisce sia il versante teramano sia il versante aquilano; così colta da custodire al suo interno un laboratorio di fisica nucleare, ancora unico al mondo per la profondità dove gli scienziati possono effettuare i loro esperimenti, fino a studiare i neutrini, piccole particelle che dal Sole arrivano sulla Terra; così servile da essere stata penetrata dai mezzi meccanici che hanno realizzato due gallerie per favorire i collegamenti verso il mare o verso la capitale, a seconda della direzione intrapresa.
Eppure malgrado unisca due lati dell’Italia, il Gran Sasso è al centro delle cronache nazionali a causa della mancanza di sicurezza, che in alcuni casi avrebbe portato alla contaminazione della falda acquifera, sia per colpa degli elementi chimici di scarto dei laboratori, sia per colpa di chi ha provveduto alla ripavimentazione del tracciato stradale sotto la galleria.
Dunque un’inchiesta aperta dalla procura di Teramo con l’annesso timore da parte dei gestori dell’autostrada, la Toto Holding proprietaria di Strada dei Parchi Spa, di reiterare questo presunto reato: da qui la minaccia di chiudere il traforo al transito dei veicoli e la conseguente preoccupazione di vedere l’Italia divisa in due, spezzata. Con l’impossibilità di andare da una parte all’altra se non percorrendo vecchie strade di montagna e tornanti con l’inevitabile risultato di allungare in maniera impressionante i tempi di percorrenza.
Giunti a ciò, il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli ha annunciato che a partire da lunedì ci sarà un tavolo permanente da parte di tutti gli interlocutori interessati: la paventata chiusura del tunnel del Gran Sasso è un’azione unilaterale del concessionario e si sta pertanto cercando di scongiurarla mettendo al tavolo tutte le parti interessate.
Per Strada dei Parchi c’è ottimismo ma finché non si vedono concretamente i risultati, meglio non adagiarsi: da un lato si esprime soddisfazione, dall’altro si constata come non vi sia stato alcun provvedimento di revoca, a testimonianza che probabilmente c’è qualcosa che non va e che la vicenda potrebbe non essere ancora formalmente conclusa.
Nel presente a detta del governo e del dicastero interessato, la chiusura del traforo sta per essere evitata ufficialmente: si continuerà a bere l’acqua che sgorga da quella montagna e che viene costantemente monitorata, e che tutti al momento garantiscono essere pura e buona come poche; si potrà continuare ad andare verso Roma o verso le spiagge dell’Adriatico e gli scienziati potranno continuare i loro esperimenti.
Ma quel che potrebbe restare senz’altro è un allarme servito a capire tutto quello che deve essere fatto, dalla messa in sicurezza dei laboratori di fisica nucleare a una maggiore attenzione quando si utilizzano materiali per i lavori di manutenzione in autostrada. A questo bisogna aggiungere che bisogna continuare a controllare i piloni autostradali, i viadotti, costruiti negli anni ‘70 quando non c’era una normativa antisismica così stringente, rivista e ammodernata dopo i terremoti del 2009, 2016 e 2017.
Ciò che ora serve è il buon senso, da parte di tutti gli attori in causa.
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