Ciclismo, è anche un Giro "di soldi"? Ecco perché


Dall'11 maggio al 2 giugno l'edizione numero 102 della corsa rosa: 3578 km di cui 59 a cronometro e ben 7 arrivi in salita


di Leonardo De Santis
Categoria: ABRUZZO
10/05/2019 alle ore 15:52



Parte ufficialmente sabato da Bologna il Giro d’Italia 2019 per 21 tappe totali e come sempre sarà un percorso duro nonostante le frazioni decisive di montagna siano racchiuse praticamente tutte nella seconda parte del giro: è probabile quindi che gli scalatori non entrino in azione fino alla 13esima tappa, quella che va da Pinerolo al Lago Serrù. Sono previsti 7 arrivi in salita e 9 frazioni con chilometraggio superiore ai 200 chilometri: per quanto riguarda la classifica generale, si preannuncia battaglia aperta, avrà la meglio chi sarà capace di andare forte in montagna ma anche a cronometro, considerando i 17 chilometri di corsa contro il tempo alla ventunesima e ultima tappa, quella che si concluderà a Verona. 

Il 17 maggio sarà una giornata di grande sport per tutto l'Abruzzo: il giro percorre la sua settima importante tappa di 185 chilometri partendo dal centro di Vasto con arrivo finale a L’Aquila; a Ripa Teatina è previsto il traguardo volante che prevede l'assegnazione di punti per la maglia ciclamino. I primi 70 chilometri non presentano particolari insidie, poi qualche strappo, il rifornimento e si va verso l’unico Gran Premio della montagna di giornata: le Svolte di Popoli prima dell’altopiano abruzzese che conduce a L’Aquila. Arrivati in cima, tratto pianeggiante e si tocca il punto più alto della frazione prima di scendere verso il finale. Insidiosi gli ultimi 10 chilometri con strappo verso il Torrione, discesa e ancora salita verso il traguardo: un ultimo km che ha una pendenza attorno al 7% con una punta dell’11% e poche centinaia di metri prima di immettersi nel rettilineo finale.

Detto ciò ed affrontato doverosamente l’aspetto tecnico e sportivo, vi è un’altra componente da non sottovalutare, quella legata ai costi e al business di una corsa talmente amata da portare ogni volta sulle strade circa 8 milioni di fedelissimi al di là della pioggia e nonostante una diretta televisiva che copre quasi tutto l’evento, seguito in tutto il mondo da oltre 700 milioni di spettatori di 192 Paesi.

I costi sono variabili: da 70mila a 100mila euro per una partenza, l’esempio è Ravenna il cui Comune ha pagato 85mila euro agli organizzatori per ottenerla; mentre per un arrivo si sale addirittura fino a duecentomila. Le eccezioni poi ci sono sempre: l’anno scorso per l'avvio da Israele furono incassati circa 6 milioni per una scelta coraggiosa che, per il rischio di incidenti e attentati, fece lievitare i costi; nel 2018 inoltre per il gran finale a Roma, il Campidoglio sborsò circa 400mila euro, non proprio due spicci.

Difficile dire se siano soldi ben spesi, di sicuro il ritorno di immagine è garantito, soprattutto grazie alle riprese tv diffuse in tutto il mondo che entrano direttamente a casa delle famiglie.

Risulta così evidente come esso sia anche un bel Giro di soldi: da aggiungere ci sono quelli degli sponsor che nel 2018 hanno portato in cassa 14 milioni di euro da sommare ulteriormente a quelli dei diritti televisivi, che nello stesso anno hanno garantito 25 milioni. Non è facile dire quanto sia il fatturato complessivo di una manifestazione come il Giro d’Italia, dipende da tante variabili ma certo è che negli ultimi anni sia salito intorno ai 70 milioni: sempre poco e di meno rispetto al Tour de France che con i suoi 150 milioni resta un gigante lontano anche nel fatturato.

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