UniCredit chiude in tempi rapidi la cessione del 17% di FinecoBank, incassando un miliardo: la banca guidata da Jean Pierre Mustier ha messo sul mercato una quota del capitale della propria banca multicanale tramite vendita accelerata. La banca a mercati chiusi ha comunicato di aver messo sul mercato un quantitativo pari a circa il 17% per cento del capitale sociale e poco più tardi avrebbe concluso l’operazione con un incasso di un miliardo e una plusvalenza superiore ai 500 milioni.
Subito detto e fatto perché l’offerta nel dettaglio è stata realizzata attraverso una procedura di “accelerated bookbuilding” rivolta a determinate categorie di investitori istituzionali. Così a seguito della chiusura dell'offerta Unicredit detiene una partecipazione di minoranza che sarà classificata come partecipazione finanziaria, ma la quale è destinata poi ad essere progressivamente ceduta: in borsa FinecoBank ha ceduto il 7,4% a 10,25 euro mentre Unicredit il 3,2% a 11,4 euro.
Intanto i Cda delle due banche hanno approvato una serie di azioni e procedure che pongono le basi per la piena indipendenza di FinecoBank e che consentono a UniCredit di cogliere qualsiasi opportunità di mercato, anche nel breve termine in relazione alla sua quota. Nello specifico l'accordo prevede la concessione da parte di Unicredit di una garanzia finanziaria a favore di Fineco al fine di neutralizzare l'esposizione al rischio di credito della controllata fino alla scadenza naturale delle obbligazioni di Unicredit nel 2024.
Fino a ieri Fineco deteneva circa 8,3 miliardi di euro di obbligazioni Unicredit: dal punto di vista del capitale regolamentare, l'attuale esposizione di Fineco nei confronti di UniCredit è pari a zero, facendo parte dello stesso gruppo. Dunque le garanzie sono concesse al fine di mantenere sostanzialmente inalterata l'attuale esposizione regolamentare in caso di potenziale uscita futura di Unicredit da Fineco.
Inoltre le due banche mantengono in vigore l'attuale contratto di licenza del marchio: l'intesa include anche l'opzione per Fineco di acquistare il marchio in futuro sulla base di una serie di finestre di esercizio dell'opzione di acquisto stabilite fino al 2032. In più il consiglio di Unicredit si è impegnato, in caso di eventuale futura uscita di Fineco dal gruppo, a rinunciare a qualsiasi diritto amministrativo (relativo all'eventuale quota residua detenuta in Fineco) a nominare o revocare il board. Tutta l'operazione non prevede impatti significativi sulla redditività né sui coefficienti di adeguatezza patrimoniale di Fineco.
Dietro questo scenario che si va definendo potrebbe esserci l’ipotesi di un’offerta/fusione di Unicredit su Commerzbank con l’eventuale nuova banca basata in Germania, mentre sede e quotazione sarebbero a Milano con Commerzbank che manterrebbe anche la quotazione sul listino di Francoforte.
In sostanza, è assai vivo il rischio di intravedere il futuro in mani straniere, destrutturando un altro pezzo italiano e siccome Unicredit è una public company, in cui gli azionisti italiani hanno un peso del tutto marginale, dopo tante operazioni di mercato molto diluitive, è possibile che il governo tedesco diventi da subito uno se non l’azionista principale della nuova entità.
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