Tutti la vogliono, ma nessuno la piglia: la classe media in crisi


Nei programmi di tutti i partiti, ma poi nel mirino di tasse e crisi: ecco la vera vittima del decennio in corso



Categoria: ABRUZZO
06/05/2019 alle ore 14:02



di Davide Leonardi

La crisi della classe media è tanto forte quanto spaventosa: quasi 12,2 milioni di contribuenti italiani, con un reddito da 15 a 26 mila euro, hanno perso il 10,4% in dieci anni, in potere d'acquisto. In pratica dal 2008 al 2018 per i redditi c'è stata una riduzione di 2.350 euro all'anno: questi gli eloquenti dati che vanno a confermare uno studio Ocse, dal quale emerge come negli ultimi 30 anni nei Paesi industrializzati a soffrire particolarmente siano state le famiglie a reddito medio. 

Nel nostro Paese si considera "classe media" anche chi arriva a poco oltre i 42mila euro; nonostante questo allargamento delle "maglie" statistiche, la tendenza negativa rimane ben in evidenza: infatti dai 26 ai 55 mila euro di reddito annuo i dati registrano un calo decennale dell'11,7%. Mentre lo scaglione fino a 15mila euro ha perso 3,3 milioni di dichiaranti, molti dei quali sono finiti però in un'area che include la disoccupazione o il lavoro in nero.

Ma tale analisi non tiene conto dell'economia sommersa e delle differenze tra Nord e Sud, dove la classe media ricade nella metà più ricca della popolazione: al Centro e al Nord invece il ceto medio tende a spostarsi verso il basso. Tra i grandi Paesi come rileva il report dell'Ocse, l'unica eccezione è rappresentata dalla Francia, dove la classe media è aumentata del 4,2%; al contrario dell'Italia e anche della Germania che registrano rispettivamente un calo del 3,9% e del 5,8%.

In aggiunta la crescita dei redditi reali mediani tra il 2008 e il 2016 è stata solo dello 0,3 per cento, contro l’1% tra il 1985 e il 1995 e l’1,6% nel decennio al 2005. In Italia è andata pure peggio in quanto il fenomeno dell’impoverimento del ceto medio si traduce nel 73 per cento delle famiglie della categoria che sostiene di aver difficoltà nel far quadrare i conti, contro una media Ocse del 43%.

In Italia rientra nella classe media il 59 per cento della popolazione: un dato vicino alla media Ocse, fissato al 61%. Ma il livello di questa fascia di reddito è andato declinando a ogni salto generazionale, passando dal 58 per cento per i nati del baby-boom (1942-1964), al 57% della generazione X (1965-1982), al 55% dei Millennials (1983-2002).

Alla luce di ciò come risultato finale non si può che avere una classe media schiacciata da redditi stagnanti o persino in declino, costi in aumento, lavoro più incerto e debiti: una classe media dunque ristretta, alle prese con i drammi della terza e quarta settimana del mese, mentre le classi più agiate continuano ad accumulare ricchezza. 

Da qui l'inevitabile allarme ai governi ed in particolare a quello italiano perché adottino misure adeguate di riduzione fiscale per sostenere la classe media in grave difficoltà: oggi questa assomiglia sempre di più a una barca che naviga in acque agitate perciò le autorità pubbliche devono ascoltare le inquietudini dei cittadini, ma anche proteggere e promuovere il livello di vita della classe media. Ridurre l’Irpef risulterebbe così un atto di giustizia necessario, soprattutto per i ceti medi che per anni hanno subito gli effetti di un fiscal drag.

 

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