Verso le europee, Fina: "Ecco come sta in salute la sinistra europea"


Il responsabile Università e Ricerca Pd: "Troppe contraddizioni"


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
02/05/2019 alle ore 18:43



Dopo le elezioni che hanno visto trionfare Pedro Sanchez in Spagna, quali prospettive si paventano all'orizzonte? Come sta in salute la sinistra europea, quali le dinamiche in vista delle prossime europee che si terranno il 26 maggio. Impaginato ne ha parlato con il responsabile Università e Ricerca Pd Michele Fina. 

Che succede dopo il trionfo di Sanchez in Spagna?

Credo ci sarà un Governo di minoranza. D’altra parte Pedro Sanchez ha già governato così, con molti meno voti e meno deputati. Le altre forze dovranno necessariamente confrontarsi con un’azione di governo e con un programma chiaramente premiato dagli spagnoli.

Come sta in salute la sinistra europea?

Non buona. Tante contraddizioni ancora irrisolte in seno alle forze del socialismo europeo. Perché non è facile essere partiti del lavoro in un mondo in cui il lavoro muta così profondamente e velocemente e perché il ritardo nell’unificazione europea è anche frutto del ritardo nell’unificazione vera delle famiglie politiche. Basta guardare dentro al Pse per trovare distanze inaccettabili anche su temi fondamentali. C’è ancora molto da fare.

Podemos è stato un errore tattico che impedisce di fatto la governabilità?

Mi sembra che Podemos abbia commesso diversi errori e che abbia troppe divisioni interne. Anche il risultato elettorale non lusinghiero lo conduce ad un’alleanza col Psoe ma sulla base del programma di Sanchez.

Dalla Spagna che lezione arriva per l'Italia in vista delle europee?

Le elezioni politiche nei Paesi europei hanno ancora fortissime condizioni nazionali. Generalizzare sarebbe un errore. Una cosa però si può riconoscere: non è vero che i socialisti al governo poi sono destinati inesorabilmente a perdere; dipende dalla “coerenza con i propri valori” come ha ben spiegato Giacomo Filibeck, vicesegretario generale del Partito socialista europeo, nella recente intervista rilasciata a Francesco De Palo.

L'apertura di Delrio alle misure sociali è una porta aperta al M5s?

Non credo. Il M5S in quest’ultimo anno si è reso complice di un’attività di governo estremista di destra ed ha consentito alla Lega di raddoppiare i propri consensi con una campagna di odio e divisione del paese, condotta direttamente dalle stanze del potere. Altra cosa è discutere e sostenere in Parlamento ogni provvedimento che vada nella direzione della diminuzione delle diseguaglianze e per l’aumento dei salari. Temo però che, allo stato, dal Governo vengano solo vuote promesse. Per contro, credo sia un’importante novità la volontà di una costituente dell’unità sindacale. È nella società e tra i cittadini che si ricostruisce il partito democratico.

Zingaretti cosa dovrebbe fare per non fermarsi al secondo posto dietro la Lega?

Quello che ha descritto al congresso e che è stato sostenuto da oltre un milione di cittadini alle primarie. Con un’attenzione crescente alla transizione ecologica dell’economia; una sfida che tanti giovanissimi stanno contribuendo a ricollocare al centro delle agende politiche. Un nuovo modello di sviluppo più sostenibile ma anche più eguale. Il lavoro che dovrà condurre Zingaretti però non si esaurisce con le prossime elezioni; dovrà essere lungo e profondo. Solo così potrà ricostituire un partito con un’identità solida, radicato nel territorio, ben organizzato e con regole chiare e trasparenti.

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