A dieci giorni dalla comunicazione di Strada dei Parchi Spa, relativa alla chiusura a tempo indeterminato a partire da domenica 19 maggio 2019 del traforo del Gran Sasso in entrambe le direzioni di marcia tra gli svincoli di Assergi sul versante aquilano e San Gabriele-Colledara nel versante teramano, si sono venute a costituire di conseguenza due fazioni distinte: l’una favorevole e ben propensa al commissariamento, l’altra al contrario non lo vede di buon occhio anzi lo considera simile ad una peste, come sostenuto da diversi ambientalisti.
Ma a vantaggio del primo “schieramento” arrivano puntuali le importanti parole del presidente di Confindustria Abruzzo Agostino Ballone che, ritenendo estremamente grave la situazione di stallo attuale, auspica senza esitare come unica soluzione possibile il commissariamento, operazione da compiere subito perché un solo giorno di fermo potrebbe essere già deleterio per il nostro territorio. Il presidente Ballone afferma con decisione come l’evenienza della chiusura, da scongiurare nel modo più assoluto, avrebbe effetti disastrosi per l’intera economia regionale oltre ad apportare notevolissimi disagi ai cittadini.
Le problematiche inerenti gli sversamenti di sostanze pericolose sotto il traforo, oggetto di interesse della procura di Teramo con i relativi costi per i lavori di rifacimento delle condotte di captazione e per l’impermeabilizzazione (necessari a mettere giustamente in sicurezza le falde acquifere), non possono e non devono trovare una soluzione nell’interdizione del traffico nelle gallerie del Gran Sasso dell’A24 in entrambe le direzioni di marcia.
Il forte appello a procedere con la nomina di un commissario e a fare tutto quanto il possibile per evitare tale “catastrofe”, avanzato a nome di tutta l’imprenditoria regionale, è quindi rivolto nei confronti della regione Abruzzo, in primis del presidente Marco Marsilio, sicuramente sensibile alla questione, ma anche al ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, al ministro dell’ambiente Sergio Costa, ai prefetti di L’Aquila e Teramo, all’Ispra, all’Anas e all’Infn e a tutti gli altri soggetti interessati.
L’intera politica regionale, in maniera unitaria almeno su questo delicato tema, deve prendere posizione e agire in tempi rapidissimi affinché si riesca a salvaguardare tutti gli interessi legittimi, senza dare invece avvio all’attività dello scaricabarile che non farebbe altro che allungare colpevolmente i tempi per la ricerca delle soluzioni.
Alla luce di ciò risulta estremamente chiaro come il sistema confindustriale abruzzese metterà in campo tutte le armi a sua disposizione volte a determinare una positiva evoluzione della vicenda, restando disponibile ad apportare il proprio contributo fattivo per raggiungere il traguardo di evitare in ogni modo e ad ogni costo la chiusura del traforo del Gran Sasso.
LA VICENDA
A questa situazione si è giunti dopo numerose, quasi infinite polemiche, durate per mesi tra Strada dei Parchi e Governo, con la regione Abruzzo nel mezzo ad assistere: dapprima le svariate gaffe del ministro delle infrastrutture Toninelli circa le attività di messa in sicurezza dei viadotti di A24-A25; poi la richiesta dello stesso dicastero dell’applicazione di interessi speculativi esorbitanti, circa il 6% in luogo del solito tasso d’interesse legale aggiornato all’inflazione annua.
Sino ad arrivare, dopo l’inchiesta sul pericolo inquinamento, alle minacce di blocco della circolazione sulla A24: ad oggi divenute realtà concreta e contrastate per il momento dallo stato di calamità deliberato dalla Giunta regionale, in attesa di affidare forse ad un soggetto terzo la difficile gestione.
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