“Sono venuto in Italia 40 anni fa, per studiare, e poi mi sono perso qui”.
E’ soprattutto l’estate che viene voglia di perdersi. Mollare tutto e perdersi. Come ha fatto questo signore panamense, che conosco a Porto Azzurro. Mi racconta scampoli della sua vita, mentre intreccia bracciali da vendere nel negozio in cui già si stanno perdendo mia moglie ed i miei figli. Succede sempre così, l’estate. Vedi uno con i piedi scalzi, che, al timone della sua barchetta da Braccio di Ferro, porta i turisti a fare il bagno per calette riparate, oppure uno con lo sguardo segnato dal sole e dalle esperienze, seduto sullo sgabello del suo negozio, e pensi che vorresti essere come loro. Campare con poco. Con l’essenziale. Lontano da tutto. Stare qui già a marzo, spostarti per l’isola su una camionetta, andare a mangiare nei posti dove ad agosto non riesci ad entrare neanche se prenoti una settimana prima. Vivere, da qui, l’avvio dell’estate, il suo farsi largo già a maggio. Poi il caldo crescente di giugno e luglio, sino all’esplosione di agosto. Il suo lento, ma inesorabile e malinconico crepuscolo, a settembre e ad ottobre. L’ultimo bagno al mare il primo novembre, qualche volta persino all’Immacolata. L’inverno pieno. Natale e la notte di San Silvestro. Chissà com’è. L’ultimo dell’anno al mare, su un’isola. In realtà lo sai. Perché ci sei stato. A venti anni o giù di lì. Proprio su questa stessa isola. Solo che era un’altra vita. L’Università, gli esami, il progetto di diventare ciò che ora sei. Un progetto innaffiato, quella sera, da molto vino. Anche allora, un po’, la voglia di perdersi.
Intanto abbiamo trovato. Un anello, un braccialetto, un ciondolo ed un ferma capelli. Quant’è? Non molto. E c’è pure lo sconto. Ciao, buona fortuna. Proseguiamo la nostra estate, abbiamo le ferie. Per questo siamo qui. Poi torniamo a casa. Sì, al lavoro. I ragazzi, invece, a scuola, certo. C’è il progetto. Ognuno ha il proprio. Non necessariamente l’unico. Bisogna tenersene uno da parte. Dentro di sé. Per esempio perdersi. Da qualche parte. Prima o poi.
“Sono venuto in Italia 40 anni fa, per studiare, e poi mi sono perso qui”.
E’ soprattutto l’estate che viene voglia di perdersi. Mollare tutto e perdersi. Come ha fatto questo signore panamense, che conosco a Porto Azzurro. Mi racconta scampoli della sua vita, mentre intreccia bracciali da vendere nel negozio in cui già si stanno perdendo mia moglie ed i miei figli. Succede sempre così, l’estate. Vedi uno con i piedi scalzi, che, al timone della sua barchetta da Braccio di Ferro, porta i turisti a fare il bagno per calette riparate, oppure uno con lo sguardo segnato dal sole e dalle esperienze, seduto sullo sgabello del suo negozio, e pensi che vorresti essere come loro. Campare con poco. Con l’essenziale. Lontano da tutto. Stare qui già a marzo, spostarti per l’isola su una camionetta, andare a mangiare nei posti dove ad agosto non riesci ad entrare neanche se prenoti una settimana prima. Vivere, da qui, l’avvio dell’estate, il suo farsi largo già a maggio. Poi il caldo crescente di giugno e luglio, sino all’esplosione di agosto. Il suo lento, ma inesorabile e malinconico crepuscolo, a settembre e ad ottobre. L’ultimo bagno al mare il primo novembre, qualche volta persino all’Immacolata. L’inverno pieno. Natale e la notte di San Silvestro. Chissà com’è. L’ultimo dell’anno al mare, su un’isola. In realtà lo sai. Perché ci sei stato. A venti anni o giù di lì. Proprio su questa stessa isola. Solo che era un’altra vita. L’Università, gli esami, il progetto di diventare ciò che ora sei. Un progetto innaffiato, quella sera, da molto vino. Anche allora, un po’, la voglia di perdersi.
Intanto abbiamo trovato. Un anello, un braccialetto, un ciondolo ed un ferma capelli. Quant’è? Non molto. E c’è pure lo sconto. Ciao, buona fortuna. Proseguiamo la nostra estate, abbiamo le ferie. Per questo siamo qui. Poi torniamo a casa. Sì, al lavoro. I ragazzi, invece, a scuola, certo. C’è il progetto. Ognuno ha il proprio. Non necessariamente l’unico. Bisogna tenersene uno da parte. Dentro di sé. Per esempio perdersi. Da qualche parte. Prima o poi.