"La guerra in Vietnam" vista e raccontata da Galgani e Lenti


Saggio storico tra ricordi e riflessioni: il conflitto in Indocina ha segnato indelebilmente la società americana


di Leonardo De Santis
Categoria: Eventi e Cultura
26/04/2019 alle ore 12:00



Sono trascorsi quasi 45 anni dalla conclusione della guerra in Vietnam, uno dei conflitti più lunghi (ben 20 anni) e sanguinosi del Novecento, eppure il recente libro dello scrittore fiorentino di origini aquilane Pier Francesco Galgani, scritto insieme allo studioso di cinema americano e storia militare Luigi Lenti, teramano da lungo corso ma originario di Ancona, offre ancora oggi nuovi spunti di riflessione fornendo una propria chiave di lettura particolare oltre che condivisibile. 

Il saggio è divisibile in due parti; la prima, affidata a Galgani e nella quale l’autore, appassionato di storia ed analista politico, si sofferma sul racconto storico del crudele conflitto, mettendo in evidenza come, a dispetto di quanto tramandato sulla posizione pacifista degli Stati Uniti, gli americani per diversi fattori non abbiano assolutamente voluto il famoso compromesso, desiderato tanto sia dal Vietnam del Nord, sia dall’Unione Sovietica che dalla Cina di Mao.

Nella seconda parte, strutturata invece da Lenti, l’aspra battaglia diviene soggetto di film: tra migliaia di pellicole, focus sugli emblematici “Berretti Verdi”, realizzato nel 1968 dal forse più famoso tra gli imboscati di Hollywood John Wayne. Nel film, ritenuto non a torto il più reazionario e agiografico sulla guerra in Vietnam, un giovane ragazzo newyorkese di appena vent’anni sceglieva volontariamente di combattere nella giungla indocinese, precipitando in un incubo che lo avrebbe segnato per tutta la vita.

Inoltre i due autori, non limitandosi a ciò, hanno cercato di "scavare" nel profondo sui retroscena politici e diplomatici sottesi al graduale coinvolgimento americano, sotto le presidenze di Harry Truman, Dwight Eisenhower e John Fitzgerald Kennedy: per un saggio storico indispensabile per gli appassionati della materia.

Le motivazioni che secondo l'autore hanno portato gli Usa a scegliere il conflitto senza risparmiarsi, sono da ricondurre alla particolare situazione della politica interna americana di quel periodo e all'attaccamento ad alcuni vecchi miti della storia della Seconda Guerra Mondiale: l'America ha voluto a tutti i costi perseverare in questa guerra, perdendo di fatto in campo circa ed oltre 58 mila giovani soldati. Una perdita umana mai dimenticata, ancora fortemente viva nel cuore di molti sopravvissuti ma anche di chi quel periodo storico non l’ha vissuto, tanto che a Washington è stato eretto un muro di marmo nero lungo 76 metri, il "Vietnam Veterans Memorial" dove sono stati incisi tutti i nomi delle vittime di nazionalità americana: proprio l'immagine di questo muro del “pianto" è stata scelta dagli autori per la copertina del libro.

Il casus belli che condusse all’intero dramma fu l'incidente nel golfo del Tonchino in cui si scontrarono un cacciatorpediniere statunitense contro alcune torpediniere nordvietnamite: come conseguenza e pretesto il presidente Lyndon Johnson il 7 agosto 1964 chiese al Congresso americano la Risoluzione del golfo del Tonchino in modo da ottenere l'autorità per attaccare il Vietnam del Nord senza una formale dichiarazione di guerra.

La tremenda guerra del Vietnam, raccontata in maniera lucida e con dovizia di particolari, rappresenta senz’altro una pagina nera della storia avendo causato più di 1 milione di morti tra vietnamiti e vietcong. L'America possiede il suo lunghissimo muro, mentre dei caduti del Vietnam si parla poco; se ricordati a dovere, oggi avremmo un muro purtroppo quasi infinito.

 

twitter@ImpaginatoTw