Ciò che spiace di questo 25 aprile 2019


Rileggere Ciampi quando disse: "Bisogna essere orgogliosi di essere italiani, impegnarsi sempre per migliorare e cambiare il Paese, non denigrarlo"


di Francesco De Palo
Categoria: Editoriale
25/04/2019 alle ore 18:19



Non è bello assistere a questo 25 aprile. Per nulla proprio. E non è una questione di ideologia e fazioni, per cui analizziamolo senza casacche e pettorine delle rispettive squadre.

Spiace vedere che, dopo anni in cui si era imboccata la complessa e articolata via della pacificazione nazionale, con in piazza a sfilare la civiltà e non la bava alla bocca, oggi si è tornati alla contrapposizione rude e cruda.

Spiace assistere ad accuse, veti e provocazioni di vario genere senza che alcuno dei contendenti si renda minimamente conto che non è uno spettacolo edificante. Senza che tizio o caio prenda in mano microfono (o smartphone) e dica (o twitti) “smettetela, perdinci”. Smettetela di gettare fango su vinti e vincitori, su revisionisti ed eroi, su vivi e morti.

Insomma, la politica la faccia davvero finita con questo spettacolo sgradevole e misero che sta andando in scena da 48 ore e faccia quello sforzo di ricomposizione nazionale iniziato sotto il settennato di Carlo Azeglio Ciampi e proseguito sotto Giorgio Napolitano.

In quegli anni si (ri)costruì quella memoria storica condivisa che fu alla base dei festeggiamenti per i 150 anni. Ciampi in un colloquio con Mario Calabresi ebbe a dire: “Bisogna essere orgogliosi di essere italiani, impegnarsi sempre per migliorare e cambiare il Paese, non denigrarlo. L'autodenigrazione è una delle peggiori forme di provincialismo di cui siamo ammalati".

Ecco, la politica (tutta) rilegga quelle parole e la pianti di autodenigrarsi e di autodenigrare l'Italia.

twitter@ImpaginatoTw