Chiusura traforo del Gran Sasso, il rischio diviene realtà


Dopo l'inchiesta sul pericolo inquinamento con le relative minacce di blocco della circolazione sulla A24


di Leonardo De Santis
Categoria: ABRUZZO
19/04/2019 alle ore 17:49



La lettera che nei giorni scorsi Strada dei Parchi aveva inviato alla Presidenza del consiglio dei ministri, alla Regione, ai ministeri Infrastrutture e Ambiente, dichiarandosi pronta a chiudere il traforo del Gran Sasso, alla fine si è rivelata veritiera e fondata in quanto la stessa concessionaria ha annunciato ufficialmente la chiusura delle gallerie del Gran Sasso nella tratta autostradale A24 tra gli svincoli di Assergi e Colledara/San Gabriele. La chiusura non è prevista subito, ma sarà differita alle ore 24 del 19 maggio 2019: garantire ancora un mese di transito per non creare delle imminenti difficoltà agli utenti nel periodo pasquale e per i ponti di primavera. 

Con questa nuova nota, indirizzata alla Presidenza del consiglio dei ministri, al ministro delle infrastrutture Toninelli, al ministro dell’ambiente Costa, ai prefetti di L’Aquila e Teramo, alla regione Abruzzo, all’Ispra, all’Anas e all’Infn e a tutti i soggetti interessati, SdP trasforma un forte rischio in un’amara realtà, gelando il clima già carico di tensioni.

Inoltre la concessionaria ha precisato che gli interventi di messa in sicurezza individuati dalla regione Abruzzo sono estranei al rapporto concessorio relativo alla gestione delle autostrade A24, come riconosciuto dallo stesso Ministero delle Infrastrutture e Trasporti tramite la direzione generale sulla vigilanza delle concessioni autostradali. Nella stessa lettera Strada dei Parchi ha ribadito infine la propria totale estraneità rispetto alle ipotesi di reato contestate, non spettando ad essa la messa in sicurezza delle falde acquifere non essendo previsto in nessun atto della convenzione.

La diffida dunque è divenuta realtà, c’era da aspettarselo: Strada dei Parchi ha dato seguito con forza e senza timori a quanto “promesso” nei giorni precedenti. A nulla sono servite le reazioni della politica: dapprima la giunta regionale aveva deliberato la costituzione di parte civile nel procedimento giudiziario sul presunto pericolo di contaminazione della falda acquifera del Gran Sasso.

Tale inchiesta, condotta dalla Procura di Teramo, aveva portato nel mese scorso alla richiesta di rinvio a giudizio per dieci indagati: i vertici dell'Istituto di fisica nucleare, di Strada dei Parchi e di Ruzzo Reti, con l'ipotesi di reato di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose, a seguito degli sversamenti di materiale pericoloso avvenuti negli ultimi tempi. Un'indagine da cui è stato estrapolato un ulteriore filone in capo alla Procura aquilana che ha essenzialmente lo scopo di capire se fatti analoghi si siano verificati anche sull'altro versante del Gran Sasso.

Il governatore Marco Marsilio poi, d'intesa con l'assessore e vice presidente della giunta regionale Emanuele Imprudente, aveva chiesto invano al governo di valutare l'opportunità di nominare un commissario. Difatti stante la situazione attuale, con la normativa vigente diventa assai difficile immaginare qualsiasi tipo di messa in sicurezza, anche la più sofisticata: l'area di salvaguardia prevista dalle leggi deve avere un raggio di duecento metri rispetto al punto di captazione.

Date queste vicissitudini, pare chiaro a tutti come la questione Gran Sasso sia ora più che mai di livello nazionale per la presenza di infrastrutture strategiche. Con la netta chiusura di Strada dei Parchi si è tristemente giunti a un punto di non ritorno: senza fatti concreti le eventualità, i rischi diverranno sempre e dannatamente rovinose realtà, a discapito dei cittadini.

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