Anni fa, quando ero poco più di un giovane neo diplomato, ho avuto la sfortuna di assistere ad uno dei più spaventosi massacri che la mafia, recrudescente e sanguinaria, programmò e portò a termine con fredda lucidità e decisione. Gli omicidi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, senza dimenticare la scorta e la coniuge del primo (anch'ella magistrato) scossero l'Italia a tal punto da farla piombare in un gelido clima di paura e sconforto.
Senza dimenticare i delitti della banda della Magliana o di Felice Maniero, che di angelo non aveva nulla tantomeno la faccia. E potremmo ricordare altri eccidi cruenti e sanguinari, per le cui vittime il ricordo che ciascuno di noi ha l'obbligo di conservare rappresenta un dovere civico irrinunciabile.
Oggi la mafia è cambiata. Si è evoluta. Ha compreso che accordarsi con lo Stato rappresenta una soluzione molto più conveniente rispetto ad una guerra sterile e clamorosa. Oggi, più in generale, la tendenza a delinquere dei criminali ha mutato la propria pelle, trovando sfoghi inimmaginabili, sintomatici di un disturbo narcisistico ed antisociale che rendono insopportabile l'integrità fisica della vittima, esigendone una cancellazione anatomica che li sfiguri, rendendoli irriconoscibili. Solo così la vendetta o il disegno perverso trovano compimento.
È il volto della vergogna di chi ritiene di essere nel diritto di eliminare la soggettività di un individuo gettandogli contro una miscela di acidi corrosivi, che ne brucino le carni, ne oltraggino il volto, ne segnino indelebilmente il futuro.
Nei giorni scorsi la Camera dei deputati ha approvato un emendamento ad un disegno di legge diretto ad introdurre il reato di “deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”, secondo cui chiunque cagiona ad alcuno lesione personale dalla quale derivano la deformazione o lo sfregio permanente del viso è punito con la reclusione da otto a quattordici anni. La condanna ovvero l'applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale (il cosiddetto “patteggiamento”) per il reato di cui al presente articolo comporta l'interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all'amministrazione di sostegno.
Fino ad oggi lo sfregio permanente del viso non costituiva una fattispecie di reato a se stante, ma una circostanza aggravanti delle lesioni personali volontarie. Al di là del nome o degli impegni roboanti di pene esemplari, la certezza della sanzione è l'unica promessa che uno Stato di diritto, garantista e liberale, deve mantenere.
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