L’accoglienza è un po' fredda dopo mesi di polemiche che hanno investito lui e la società in house della regione che dirige. “Ma quale superman” dice ad Impaginato.it, Manuel De Monte, presidente di Abruzzo Sviluppo. Un avvocato-manager affidabilissimo, per gli amici. Un collezionatore seriale di incarichi per i nemici. Il ‘presidentissimo’ non fa una piega e taglia corto: “chi mi attacca lo fa per colpire Luciano D’Alfonso”. Con cui, sempre i nemici di cui sopra, lo ritengono legato a doppio filo. Specie dopo la scelta di affidare ad Abruzzo Sviluppo partite di una certa importanza a discapito di altre società. “Si descrive questa azienda come una gallina dalle uova d’oro. Più semplicemente sono state fatte delle scelte strategiche e questo, mi rendo conto, scontenta qualcuno”. Il riferimento è a Sviluppo Italia Abruzzo, la società posta in liquidazione di cui il prossimo 8 agosto sarà approvato il bilancio in vista della sua chiusura definitiva. E di cui Abruzzo Sviluppo ha il controllo. “Abbiamo trovato un accordo con i sindacati per evitare il licenziamento dei lavoratori che l’azienda aveva in pancia. Certo, si tratta di una soluzione provvisoria fino al 31 dicembre. Ma non perderanno il posto”.
Una partita che ha catalizzato molte polemiche su De Monte, che però tira dritto e pensa alle sfide che nei prossimi mesi riguarderanno Abruzzo Sviluppo. “L’Azienda aveva qualche problematica in passato, ma sono soddisfatto di quanto fatto dal 2015. E’ un bilancio positivo” dice mentre dà un’occhiata ai conti, 400 mila euro per il personale (9 dipendenti, molti di più gli esterni) e altri 300 mila euro all’anno per le spese di gestione. “Potremmo fare meglio se riuscissimo ad ottenere una standardizzazione dei costi e a trasferirci in un immobile della regione invece di pagare un affitto per la sede” dice con moto francescano incalzato sul suo di stipendio. E su cui si favoleggia: “30 mila euro in tutto. E non ho neppure carte aziendali né altri benefit”. E la professione di avvocato? “Continuo ad esercitarla, non esiste alcuna incompatibilità”. Una questione che pure è stata sollevata. E che nel futuro con tutta probabilità tornerà ad esserlo. Perché il mandato di De Monte scade a giugno prossimo. “Mi piacerebbe poter vedere i risultati di quanto fatto in questi anni. Che sarà apprezzabile con un orizzonte più lontano dal 2018”. Come dire: la disponibilità ad un secondo mandato c’è.
L’uomo insomma è di quelli ambiziosi, ma senza spocchia. “Gestiamo decine di milioni di euro. Ma siamo una società in house, non facciamo utili”. L’importante è non andare in rosso e offrire servizi efficienti alla regione da cui riceve le commesse. Come quello per l’assistenza per la gestione dei fondi strutturali europei che persa per circa il 40 per cento del fatturato. Ma a fare la parte del gigante è la gestione del fondo del Microcredito. La regione ha erogato fin qui 47 milioni di euro nell’ambito del programma 2007-2013, su cui è appena partito un monitoraggio. Che si concluderà ad ottobre. “All’esito del quale – dice De Monte - faremo un nuovo bando, spero già entro l’anno”.
“In quattro anni abbiamo finanziato 3363 soggetti (tra imprese e ditte individuali) con un tasso di mancata restituzione di quanto abbiamo loro anticipato di appena il 7,4 per cento. Ciò vuol dire che chi ha ricevuto questi soldi ha rispettato il patto d’onore con la regione. E i casi di tentativi di distorsione di denaro pubblico non sono stati più di 10 o 15 in tutto, numeri assolutamente marginali su cui abbiamo attivato la Guardia di Finanza”. Insomma lo strumento, anche per il margine di flessibilità applicabile a chi non ce la fa a restituire le rate del debito, pare funzionare. E anzi sarebbe il caso di metterci più risorse. “Prima però bisogna verificare quali settori tirano di più, se funziona allo stesso modo per le aree interne della regione o per quelle di mare. Se sia il caso di premiare chi se n’è già avvantaggiato e magari ha creato occupazione. Tra tre mesi saremo in grado di valutare il nuovo bando per non incorrere nell’errore di utilizzare male i prossimi fondi”. Tenendo magari presente che ben 1337 domande non sono state finanziate per carenza di risorse.