Meno tasse per tutti? Macché. Irpef, ecco quanto pagano gli italiani


Tassazione a macchia di leopardo: è Milano a guidare la classifica delle imposte sul reddito con una pressione fiscale del 34,5%


di Leonardo De Santis
Categoria: ABRUZZO
08/04/2019 alle ore 08:13



Il sistema fiscale italiano è incentrato sull’Irpef, Imposta sul reddito delle persone fisiche, diretta, personale, progressiva e generale sulla base di cinque scaglioni di reddito, con la possibilità di applicare un altro balzello, l’addizionale comunale e regionale. In Italia la tassazione, oltre ad essere tra le più alte d’Europa, è diseguale in quanto penalizza le aree più deboli e con reddito più basso, come il Sud rispetto al più sviluppato Nord. 

Ancora una volta, quello che emerge è il quadro di un Paese a due velocità dove il nord, trainato da Milano, è la locomotiva di un treno che, col scendere della latitudine, s'indebolisce sempre di più. I dati forniti dal Dipartimento del Ministero delle Finanze fotografano una situazione variegata con la tassazione che a Milano raggiunge il record assoluto del 34,5% dove ogni cittadino ha versato una media di 11.271 euro di imposta sul reddito; a Roma è del 33,5%, un solo punto in meno ma con un reddito pro capite inferiore di 6500 euro.

Nel capoluogo lombardo il reddito pro capite è di 36.646 euro e la media dell'Irpef supera gli 11 euro. Nella classifica delle città più ricche d'Italia al secondo posto c'è Monza dove si dichiarano in media 28.946 euro cui corrisponde un prelievo Irpef di 9.057 euro (31,3% del reddito).

Per trovare una città non lombarda tra le teste di serie bisogna arrivare fino alla quinta posizione della classifica dove s'incontra Modena per una dichiarazione media di 25.462 euro cui corrisponde un versamento Irpef di 7.368 euro (28,9%). La quasi totalità dei capoluoghi di provincia del nord paga imposte comprese tra i 10.000 euro pro capite e i 6.000. Solo Rovigo, Gorizia, Vibo Valentia e Asti rientrano nella fascia inferiore, quella compresa tra i 5.000 e i 6.000 euro grazie al minor peso delle addizionali locali.

Per quanto riguarda il territorio abruzzese ad aggravare la pressione fiscale è l’aggiunta dell’addizionale regionale, nel 2018 di 1.73%, da sommare diventando insopportabile quando si aggiunge anche all’addizionale comunale. Quest’ultima infatti, nata per coprire il costo per competenze nuove o delegate, è lievitata senza controllo nel corso degli ultimi anni: è fissata allo 0.80% a Pescara, Chieti, Teramo, Avezzano, Vasto; è dello 0.60% a L’Aquila, che però è l’unica città con un imponibile negativo segnante un meno 1.3%.

A far la differenza per le tasche dei cittadini è, quindi, la città in cui si risiede e quanto l'amministrazione comunale sia virtuosa o meno. Quando infatti per far quadrare i conti i Comuni impongono balzelli e imposte locali a pagare sono le tasche dei contribuenti. Pesante il conto anche per i cittadini della Capitale vessati da imposte locali record che arrivano a superare i 610 euro pro capite.

Inoltre i comuni hanno la facoltà di avvalersi di un sistema di agevolazioni e di detrazioni per particolari situazioni sociali e familiari; ma questa possibilità che potrebbe alleviare la pressione fiscale per le famiglie numerose o con redditi bassi, non sempre viene deliberata ed applicata dai comuni!

Tale quadro normativo potrebbe essere stravolto se il Governo dovesse decidere l’istituzione della “flat tax” al 15 o al 29%: è evidente che così salterebbe il principio della tassazione progressiva sulla base del reddito a favore di un livellamento delle aliquote a prescindere dal reddito.

 

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