Autonomia regionale differenziata, Marsilio dal ministro Stefani


Il presidente della Regione Abruzzo: "Ho un approccio pragmatico su questo tema"


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
03/04/2019 alle ore 13:57



Autonomia regionale differenziata e coesione nazionale. Questo il tema cardine su cui si è incentrata la tavola rotonda di ieri a Pescara. Presenti il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, Gianfranco Viesti (Università di Bari), Graziano Di Costanzo, direttore Cna Abruzzo. Ha moderato il direttore di Rete 8 Carmine Perantuono
Il governatore Marsilio incontrerà oggi a Roma il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Erika Stefani per un confronto sugli accordi inerenti l’autonomia differenziata. Autonomia che ha molti aspetti da affrontare e valutare, cambiamenti che potrebbero mutare “il funzionamento dell’Italia”, come ha specificato Gianfranco Viesti, che ha sottolineato come “i riflessi di queste questioni sull’economia sono molto rilevanti, anche perché queste intese se sono firmate dal Governo e approvate dal Parlamento non si possono più cambiare, per sempre. Possono essere cambiate solo di intesa con la Regione e non è ammissibile il referendum abrogativo. Ecco perché si tratta di mesi importanti, bisogna conoscere bene il tema per fare le giuste valutazioni”. 

“L’incontro con le regioni convocato dal ministro Stefani, è atto a favorire un confronto, un approfondimento su queste materie”, ha detto il presidente della Regione Marco Marsilio, “L’Abruzzo e il Molise sono le uniche regioni a non aver fatto questa richiesta e sono stato spesso interrogato in materia. In questa nuova maggioranza di Regione c'è una robusta presenza di un movimento come la Lega che ha nel suo Dna una cultura federalista e quindi spinge i suoi presidenti di regione a essere capofila nel chiedere autonomia differenziata. Per quanto mi riguarda, ho un approccio pragmatico su questo tema. Credo che si debba affrontare la questione con capacità di studio e analisi, guardare numeri e tabelle, capire le conseguenze delle decisioni che si assumono. La Costituzione Repubblicana, tuttavia, oltre al noto articolo 116, parla anche di coesione nazionale, equilibrio compensativo tra zone più ricche e meno ricche del Paese. Di questo chiederemo ragione al Governo. Se le Regioni che a norma di costituzione vigente dicono: “Voglio da 1 a 23 X di queste materie e funzioni gestite direttamente”.

Per quelle funzioni, oggi, è lo Stato che paga il servizio. Se il principio rimane che lo Stato dimagrisce e quello che spendeva per rifare le cose in Lombardia, in Veneto, in Emilia le trasferisce direttamente a chi le eserciterà in proprio e non attraverso la mediazione dello Stato, allora Abruzzo e altre regioni non perdono niente. Se il meccanismo è invece creare uno squilibrio tra le regioni, è chiaro che non possiamo essere d’accordo perché siamo una Regione debole da quel punto di vista, che ha bisogno di solidarietà e coesione”. 

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