Sanità, ecco perché c'è carenza di professionisti. Parla De Rango


Il segretario nazionale della Cimop: "Gap tra sanità pubblica e privata va colmato"


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
03/04/2019 alle ore 14:09



Il mondo sanitario sta vivendo un momento molto delicato, fatto di una grossa carenza di professionisti, e questo a causa di alcune dinamiche relative all’ospitalità pubblica e privata che ne determinano il blocco. Quali sono le ragioni e come combattere l’esiguo numero di professionisti? Quali errori di valutazione sono stati fatti? Impaginato ne ha parlato con la dott.ssa Carmela De Rango, Segretario Nazionale della Cimop (Confederazione Italiana Ospedalità Privata), tra l'altro attesa il prossimo giugno dall'Assemblea Generale a Roma.

Come combattere lo scarso numero di professionisti?

La questione deve essere vista nei termini di carenza di medici specialisti e imbuto formativo. Sono circa diecimila i medici con blocco del proseguimento del percorso formativo post-laurea, necessario per l’accesso al sistema. Di fatto non mancano laureati in medicina, si stima che nel prossimo quinquennio aumenterà il numero di medici ingabbiati nell’imbuto formativo, mancano gli specialisti. La difficoltà è dovuta all’imposizione del titolo di specializzazione come requisito di accesso.

La soluzione?

La soluzione potrebbe essere quella di far incontrare il mondo del lavoro con quello della formazione prevedendo, a metà del percorso formativo, un proseguo di formazione in ambiente extra universitario, con possibili assunzioni senza obbligo di aver già conseguito il titolo di specialista.

Con quali vantaggi?

In questo modo si potrebbero liberare risorse da investire nell’aumento di contratto di specializzazione annuali. Bisogna anche tener presente che gli attuali aspetti organizzativi invogliano i medici a cogliere le possibilità messe in atto dal governo per il pensionamento. Mi riferisco alla bassa probabilità di raggiungere posizioni elevate di autonomia professionale, i turni di guardia da svolgere anche oltre i 60 anni di età, la difficoltà a godere delle ferie e dei riposo dovuti. Una rivisitazione dell’organizzazione potrebbe, forse, frenare qualche uscita.

Il richiamo dei pensionati è utile?

Ritengo non idonea e, forse anche strumentale, la soluzione, adottata da qualche regione, di richiamare i medici pensionati. Probabilmente è più vantaggioso rispetto a soluzioni più onerose ma in contraddizione con tutto l’impianto di accesso al mondo del lavoro. 

Quali errori di valutazione sono stati fatti per giungere a questa situazione?

La mancanza di una corretta programmazione dei fabbisogni per regione e per tipologia di specialità a cui si aggiunge una perenne mancanza di risorse da destinare all’aumento dei contratti universitari tali da coprire il numero di laureati in medicina.

Come procede la contrattazione per il vostro contratto collettivo?

Siamo in una fase finale. Ormai il testo è quasi interamente definito. Nei prossimi incontri si aprirà il confronto sulla parte economica. Questa sarà una fase molto delicata perché Cimop ha seguito l’esigenza di flessibilità richiesta da Aiop e Aris ma, come abbiamo dichiarato fin da subito, alla flessibilità dovrà corrispondere un giusto corrispettivo economico.

Le richieste dell'ospedalità privata verranno esaudite o avete riscontrato criticità?

Il confronto tra Cimop e Associazioni Datoriali si è svolto, nel corso di questi ultimi tre anni, con modalità corrette. Non sono mancati momenti di tensione che però non hanno mai portato a una frattura tra le parti. Credo che la partita più grossa si giocherà sulla trattativa economica. Come ho sempre puntualizzato nel corso di questi anni, il gap tra noi medici della sanità privata accreditata e i nostri colleghi della sanità pubblica ha un valore molto importante che deve essere colmato.

La legge Gelli sta cambiando la professione: come muta il rapporto medico-paziente?

La situazione è leggermente migliorata da un punto di vista del contenzioso. Il rapporto medico paziente dovrà essere recuperato con una corretta comunicazione sia tra queste due figure ma anche da parte dei media che molto spesso amplificano notizie, definite di mala sanità che tali non sono. Credo che sia necessario uno sforzo da parte di tutti per ripristinare quel rapporto di fiducia medico paziente. La Gelli contribuisce a ristabilire un equilibrio garantendo in tutti gli ospedali, pubblici e privati, un’analisi del rischio e un contenimento dello stesso. Si deve però muovere dalla consapevolezza che la medicina non è una scienza esatta e spesso il giurista cerca soluzioni inconfutabili là dove la scienza non può essere ancora definitiva. È la giurisprudenza che modulando l’esito del contenzioso, similmente a quanto avviene in alcuni paesi europei, potrà aiutare a interrompere il fenomeno della sinistrosità e ad abbattere le aspettative dei pazienti che non sempre coincidono con i dettati di scienza.

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