Dalla Basilicata a Bruxelles: già oggi è tutto fin troppo chiaro...


Chi resterà col cerino in mano il 27 maggio, quando anche risultati delle europee saranno sui tavoli di tutti i partiti?


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
26/03/2019 alle ore 16:30



Non servivano i numeri nella piccola Basilicata per annusare un'aria che, da piccole folate, si sta tramutando progressivamente in tramontana, con i conti in bilico e una finanziaria lacrime e sangue da fare ad ombrelloni chiusi (e urne aperte?). 

Che succederà il 27 maggio, di buon mattino, quando anche risultati delle elezioni europee saranno sui tavoli di tutti i partiti? 

Che chi doveva cambiare il Paese, prenderà probabilmente atto del fatto di essere stato solo una parentesi: nata sotto buoni auspici e con nobili presupposti, ma finita per specchiarsi nel proprio vuoto. Troppe pagine bianche nei curricula, troppe frasi fatte e prive di peso specifico, troppe marce indietro e troppe promesse sull'etere a quella fatta di italiani che se la passano davvero male e che, oggi, hanno un diavolo del capello. E che sceglieranno, questa volta loro, la strada del vaffa.

Che chi ha scommesso sul populismo bastian contrario, si gode le percentuali che lievitano, ma con l'ombra del trend renziano, passato in pochi mesi dalle stelle delle passate europee alle stalle del referendum. E'la ragione per cui si evita, da quelle parti, anche solo di immaginare le alchimie e i teatrini della vecchia politica: quindi no a richieste di rimpasti e verifiche, niente nostalgismi arcoriani, pochi tentativi di ammiccare al centro. Ma un orecchio (o anche due) andrà prestato a quell'elettorato che chiede meno tasse, più sviluppo e soprattutto una politica industriale chiara e logica, che guidi il Paese in questa fase di perenne stagnazione nelle classifiche europee.

Che chi ha deciso di tornare al partito-dinosauro non può festeggiare per secondi posti e per una spinta in avanti che oggettivamente ancora non c'è. Nel dopo Nazareno si è imboccata una strada già conosciuta e dai risvolti classici, senza spazio (almeo al momento) per le sperimentazioni civiche. 

E allora il dubbio viene, forte, guardando alle scadenze (non certo elettorali di domani): chi si sporcherà le mani con una finanziaria che si annuncia difficile e poco negoziabile? Chi glielo dirà agli italiani che i conti non sono a posto?

Ad oggi è questa la domanda. Chi resterà col cerino in mano?

twitter@ImpaginatoTw

 

 

 

twitter@ImpaginatoTw