Non solo Basilicata: M5s, il crollo inizia dall'Abruzzo


Emerge il lento erodersi di percentuali, fiducia e considerazione da parte degli elettori


di Emma Derossi
Categoria: ABRUZZO
25/03/2019 alle ore 19:14



M5s, il crollo inizia dall'Abruzzo. Ci sono dati e percentuali che dimostrano il calo costante del M5s dalle regionali abruzzesi, passando per la Sardegna e finendo alla Basilicata dove dai festi delle politiche scendono al 20%.

Emerge il lento erodersi di percentuali, fiducia e considerazione da parte degli elettori. Il tutto è accompagnato dalle falle comunicative, dal caos su Tap e Tav, e dalla performance abruzzese della Marcozzi che ha copiato lo slogan di Pisapia sindaco.

DATI

Escalation negativa per il Movimento 5 Stelle che secondo un recente sondaggio Ipsos vedrebbe i pentastellati perdere consensi a vista d’occhio. Dopo il 4 marzo 2018, giorno delle elezioni politiche, il Movimento aveva raggiunto il picco di consensi con il 32,7% (che non è poco). Tale percentuale è rimasta più o meno la stessa fino al 5 settembre 2018. Dal 4 ottobre è invece cominciata la discesa prima con un 28,5%, poi a novembre 27,7%, a gennaio 25,4% per giungere al 28 febbraio 2019 con il 21,2%.  

Con le elezioni europee alle porte (26 maggio 2019, ndr), questi dati non sono di certo rassicuranti. Non si può dire lo stesso della Lega che vola sempre più in alto: era partita da un 17,4% e al 28 febbraio 2019 si ritrova con una percentuale di consensi pari al 35,9%. Per il Movimento quindi, si tratta di un crollo molto evidente, ma quali potrebbero essere le cause scatenanti? 

ABRUZZO, SARDEGNA E BASILICATA

Negli ultimi mesi ci sono state due elezioni regionali, quelle in Abruzzo e in Sardegna. Entrambe, pur essendo consultazioni locali e non nazionali, hanno registrato la crescita di consenso della Lega di Matteo Salvini e una flessione del Movimento 5 Stelle. Sia in Sardegna sia in Abruzzo, i pentastellati sono arrivati terzi, dopo centrodestra (che ha vinto in tutte e tre le regioni) e centrosinistra (secondo).
Una flessione che potrebbe trovare il suo tallone d’Achille in un elettorato trasversale che proviene da culture diverse che a volte si scontrano. Non meno determinanti, con molta probabilità, le difficoltà in merito ad alcuni temi come grandi opere come la Tav, il no Triv, l' immigrazione, il decreto Sicurezza, l'autonomia regionale ecc. su cui il Movimento sembra essere piuttosto condiscendente verso la Lega, e ciò avrebbe provocato l’allontanamento di alcuni sostenitori. A quanto pare alcuni di questi sostenitori prenderebbero due diverse direzioni: la prima conduce verso l’astensione mentre l’altra verso la Lega. Si tratterebbe di elettori di livello medio alto, professionisti, studenti che si orientano verso l’astensione e lavoratori autonomi che si spostano verso la Lega. 

GAFFES

A ciò si aggiunge qualche gaffes di troppo. Qualche giorno fa, il presidente cinese Xi Jinping è venuto in Italia e più precisamente a Roma per firmare il noto accordo sulla Nuova Via della Seta. In Cina viene prima il cognome e poi il nome, quindi Xi e poi Jinping. Il nome del presidente, inoltre, è abbreviabile in “Xi”. Ma probabilmente il nostro ministro del Lavoro, Luigi Di Maio non ne era al corrente, tant’è che per ben due volte, durante la sua visita lo ha chiamato “presidente Ping”, ossia col suo nome di battesimo nemmeno per intero.

È un po’ come se Xi lo avesse chiamato “Ministro Gigi” o “Di”. Errare humanum est, ci mancherebbe, ma questo è sembrato essere più un errore di preparazione, dato che persino nel testo ufficiale del discorso che il vicepremier ha letto in italiano e riportato sul suo profilo Facebook compare “presidente Ping”. 
Tant’è che persino nel corso di un incontro con la stampa, Di Maio ha replicato la gaffe dicendo: “L’impressione sul discorso del presidente Ping è sicuramente un discorso di apertura ai mercati”. 

MARCOZZI

Il crollo del Movimento è avvenuto anche con le elezioni in Abruzzo. Sara Marcozzi, candidata presidente, aveva avuto l’appoggio diretto di tutti i big del Movimento, tant’è che Di Maio, Di Battista, Toninelli ecc. erano venuti  in Abruzzo per provare a lanciarla. Nonostante ciò, i pentastellati sono rimasti terzo partito. “Ci ha fatto perdere le elezioni” aveva tuonato qualcuno dopo le elezioni, tant’è che è scoppiato il caso Marcozzi, la quale ha deciso di indire il 15 febbraio scorso una riunione di chiarimento a Pescara. Alcuni consiglieri comunali erano sul piede di guerra, al punto da voler chiedere le dimissioni della Marcozzi da consigliera regionale. Ma il gruppo parlamentare, Di Maio e Casaleggio hanno continuato ad appoggiarla.  “Ci ha messo l’anima, paga colpe non sue”, ha detto il parlamentare Daniele Del Grosso. 

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